Lirica
CARMEN

CARMEN DEGLI SCIALLI

CARMEN DEGLI SCIALLI

L’Arena di Verona ripropone la Carmen di Zeffirelli, caratterizzata da enormi scialli messi su pali (come reti da pesca ad asciugare) per chiudere il palco con l’idea del sipario, motivo che si poteva prestare a rendere invisibili i cambi scena velocizzando la serata ma la cui opportunità non viene colta, per cui lo spettacolo ha i tre intervalli previsti che allungano a dismisura la durata.

L’allestimento propone un folklore da cartolina, scontato e già visto, per un allestimento che si allunga lateralmente occupando le gradinate a simulare un accampamento di gitani. Lo spazio centrale è rialzato come una piazza digradante verso la platea che ricorda un teatro antico; sulle gradinate due gruppi di case arrampicate in legno con gelosie e finestre schermate. Continuamente cavalli vanno e vengono, le controscene ai lati del palco prevedono sempre passi di flamenco, anche quando non attinente al plot.  Spesso il palco è caratterizzato da un eccesso di confusione e di persone che distoglie dall’azione e dai protagonisti. Tra le banalità rilevate, le sigaraie che escono dalla fabbrica tutte (ma proprio tutte) con la sigaretta in mano, ostentatamente.
Il primo atto si caratterizza per la piazza di cui si è detto sopra. La taverna di Lillas Pastia è occupata da un tendone sfilacciato sotto il quale un grande ritratto di zingara ha gli occhi bistrati e magnetici che ricordano vagamente Anna Magnani. Il terzo atto è fra le rocce, circondate da teloni dipinti a simulare parimenti rocce ma che il vento fa garrire come bandiere. Il quarto atto rimanda al Cristo de los faroles, un crocifisso circondato da cancellata e fanali doppi agli angoli. Poca attinenza la processione religiosa insieme al corteo della corrida: tutti si inginocchiano seguendo il prete durante la dichiarazione d’amore di Escamillo e Carmen. Efficace il finale, Carmen apre le braccia e aspetta il pugnale per lunghi secondi, replicando la posa (e il sacrificio) del crocifisso alle sue spalle.
I costumi di Anna Anni sono quelli dell’immaginario collettivo, ma riservano alle divise dei soldati i colori giallo e celeste del comune di Verona.
Le luci propongono solitamente i toni arancio per i lati del palco e un bianco accecante per il centro.

Julian Kovatchev dirige in modo ordinato, eseguendo i temi della storia senza calcare sul tragico, una prestazione giusta nei tempi ma incolore che deve curare di più l’appiombo tra buca e palco.

Anita Rachvelishvili è la Carmen che il pubblico areniano si aspetta: mora e ricciuta, la rosa rossa tra i capelli, rosso anche il vestito che spesso solleva a scoprire la gamba, sfacciata nel contegno; la georgiana ha voce sontuosa, scura e pastosa, intrigante; il regista vuole per lei una seduzione giocata soltanto nell’alzare la gonna e nello strusciarsi sulla schiena degli uomini. Pure Fiorenza Cedolins è la Micaela che il pubblico si aspetta: bionda con la treccia, vestita di celeste, timida e vergognosa nel contegno; la Cedolins offre una prestazione superba, curatissima nelle mezzevoci piene di espressività, un canto che si adatta alle dimensioni dell’Arena senza dimenticare il senso e il sentimento delle parole. Sul versante femminile meno a fuoco Francesca Micarelli (Frasquita) e Cristina Melis (Mercedes). Marco Berti sostituisce Marcelo Alvarez ma è parso affaticato; la voce potente,dal piglio verista, è avara di colori e, soprattutto in acuto, necessita di forzare per trovare la nota prevista. Claudio Sgura è un Escamillo fisicamente imponente, poco disinvolto, vocalmente dotato di voce bella nelle scurezze, seppure corta nel registro grave. Sul versante maschile precisi Fabio Previati (Dancairo) e Carlo Bosi (Remendado); con loro Gianluca Breda (Zuniga) e Gianfranco Montresor (Morales).
I ballerini, praticamente sempre presenti in scena, fanno la loro parte, caratterizzando l’allestimento come se la Spagna fosse solo e sempre una festa di flamenco. Primi ballerini ospiti Lucia Real, Josè Porcel e Rosa Zaragoza per le coreografie di El Camborio riprese da Lucia Real. Presente, insieme al balletto spagnolo di Lucia Real & El Camborio, la compagnia di flamenco Claudia Cosentino.
Il coro dell’Arena è stato preparato da Armando Tasso, il coro di voci bianche A.LI.VE. è diretto da Paolo Facincani.

Diversi posti vuoti in ogni settore, pubblico molto coinvolto dalla rappresentazione con applausi scroscianti sia a scena aperta che nel finale (gli spettatori hanno persino ritmato con il battimano l’ingresso di Escamillo nel quarto atto).

Visto il
al Arena di Verona (VR)