Carmen, coprodotta con il teatro Municipal di Santiago del Cile, chiude la prima parte di stagione al Costanzi prima del trasferimento estivo a Caracalla che si apre con la stessa partitura nella inedita versione proposta dall'Orchestra di Piazza Vittorio.
Emilio Sagi ha immaginato una Carmen tradizionale ma non da cartolina. La scena di Daniel Bianco ha muri di mattoni chiari scoloriti dal sole e tavole di legno sbiancate; tre archi si aprono su un cielo leggero celeste chiaro percorso da nuvole sfilacciate; uno spazio unico che diventa interno ed esterno e che si presta a tutti i luoghi che il libretto richiede. I costumi di Renata Schussheim confermano la collocazione nel sud della Spagna ma non insistono nella datazione temporale: potrebbe essere un Novecento qualsiasi e così la vicenda risulta ancora più efficace. Le luci di Eduardo Bravo sottolineano sapientemente luoghi e momenti del giorno. Rilievo nel risultato positivo della messa in scena hanno le coreografie di Nuria Castejòn, che insistono sul rito della corrida e sui passi del flamenco.
Emilio Sagi non interviene sul plot che segue fedelmente, eppure la sua regia è significativa e fa presa sul pubblico perchè non c'è nulla di banale o scontato, ogni personaggio sulla scena, anche secondario, si muove con disinvoltura e credibilità contribuendo alla naturalezza dell'allestimento. Durante l'ouverture un grande telo rosso copre il boccascena e su questo si sporgono in avanti volti e mani: la sofferenza d'amore, la passione bruciante, quella “twilight zone” dove spesso ci si addentra senza ritorno, quando uno sguardo e una carezza hanno il potere di uccidere schiantando il cuore. Per il resto c'è quello che ci si aspetta: Micaela con la treccia e il vestito abbottonato da educanda, Carmen riccia e con ampia scollatura. Unica nota di particolarità la figura di Lillas Pastia, barbutissimo e vestito come Carmen, forse per mostrare che uno è lo specchio dell'altra.
Emmanuel Villaume dirige la sinfonia con tempi rapidissimi, troppo: ma gli archi sono pieni e corposi e il suono risulta non sfibrato dall'accelerazione. Nel prosieguo i tempi sono maggiormente curati a vantaggio del raccordo buca-palco, nonostante ogni tanto qualche solista sia costretto a faticare per tenere il tempo. Il maestro non cerca, fortunatamente, la chiassosità e l'orchestra in questo è notevolmente brava. Manca però quell'interpretazione originale basata sulle finezze e sulla ricerca di una nitidezza di colori che costituisce il fascino della partitura (in questo caso eseguita coi recitativi cantati).
Clémentine Margaine balla benissimo e canta bene in un ruolo che calza col suo mezzo vocale; il soprano evita quelle banalità di routine e punta sul realismo di un canto di cui si è apprezzata l'intensità contenuta e mai inutilmente esibita, nonostante la personalità non sia dominante. Dmytro Popov è Don José, timido ma non ingenuo, giovane ma non inesperto, con le mezzevoci da affinare ma certo affidabile e presente nel ruolo. Kyle Ketelsen è un Escamillo di grande fascino che sfrutta le morbide bruniture della voce per esaltare la pericolosa seduzione del torero. Eleonora Buratto ha forse la voce piccola come Micaela ma la grande bellezza della voce e il suo uso sapiente rendono appieno il ruolo di una ragazza coraggiosa e volitiva e gli acuti svettano luminosi e saldi. Meno pregnanti Hannah Bradbury e Theresa Holzhauser (Frazquita e Mercédès), Marco Nisticò e Pietro Picone (Le Dancaire e Le Remendado). A completare il cast Gianfranco Montresor (Zuniga), Alexey Bogdanchikov (Moralès) e il coro del teatro ben preparato da Roberto Gabbiani. Merito va dato ai ballerini e alle ballerine, bravi ma non citati nella locandina. Riservato a una comparsa il ruolo di Lillas Pastia, come detto rilevante nella messa in scena.
Pubblico numeroso nonostante la concomitante partita della nazionale italiana, vivo successo con molti applausi a scena aperta e nel finale.
Prossimamente l'Opera di Roma si trasferisce a Caracalla per la stagione estiva: dopo la Carmen nell'interpretazione dell'Orchestra di Piazza Vittorio, una vera raffinatezza nel confronto con la versione qui recensita, per gli appassionati di danza arrivano il Tokyo Ballet, Il lago dei cigni e il gala Roberto Bolle and Friends, mentre per gli appassionati di opera ci sono La bohème e Il barbiere di Siviglia. Maggiori dettagli al sito www.operaroma.it.