Lirica
CARMEN

Quattro colori

Quattro colori

Una nuova produzione di Carmen ha inaugurato la stagione 2015-16 del San Carlo e il pubblico risponde con entusiasmo al botteghino, al punto che la Fondazione ha aggiunto una replica straordinaria (martedì 22 dicembre) e tutte le recite registrano il sold out, come si legge con piacere sui manifesti all'ingresso.

Lo spettacolo porta il segno distintivo della Compagnia Finzi Pasca nella rarefazione dello spazio, nell'uso di lampadine e i neon, nel fondale illuminato con colori primari, nei dettagli “circensi”: scelte che vorrebbero dare all'opera passionale per eccellenza un tono gentile e lunare. La scena di Hugo Gargiulo rimanda a una Siviglia essenziale nelle composizioni di legno e lampadine tipiche del sud a forma di archi arabeggianti a ferro di cavallo per il primo e il quarto atto e nel muro traforato in stile moresco per il secondo, mentre il terzo è dominato da una grande luna di lampadine appese a fili. I costumi di Giovanna Buzzi sono storici e andalusi e scandiscono il passare degli atti in base ai colori: giallo-arancione il primo, bianco il secondo, nero il terzo, rosso il quarto, costumi identici ma di quattro diversi colori. Sicuramente parte importante nell'economia dello spettacolo hanno le luci di Alexis Bowles, spesso abbacinanti di taglio a illuminare i protagonisti. Meno rilevanti le coreografie di Maria Bonzanigo affidate a ballerine dalle grandi ali di tessuto. La regia di Daniele Finzi Pasca, coadiuvato dalla moglie Julie Hamelin, resta sostanzialmente nel solco della tradizione, a tratti l'eccesso di prevedibilità va a scapito della narrazione che risulta poco emozionale. Parte del pubblico contesta la scelta di accompagnare Carmen in scena (sempre nel primo atto e nel terzetto delle carte nel terzo) con neon cilindrici che nulla aggiungono al racconto o al dato formale della regia.

Se movenze e gestualità sono parse prevedibili e stereotipate, al contrario l'interpretazione vocale è curata e incisiva. Marìa José Montiel esalta la sensualità del ruolo del titolo con espressione sempre originale: la sua è una Carmen sanguigna e passionale (un poco in conflitto con il tono sognante e leggero della regia) che affonda in basso con un grave sonoro e comunicativo e, soprattutto, è capace di smorzature eleganti e dalle infinite inflessioni; il mezzosoprano evita quelle banalità di routine e punta sul realismo di un canto di cui si è apprezzata l'intensità contenuta e mai inutilmente esibita. Di notevole personalità la Micaela dai capelli scuri di Eleonora Buratto che sfoggia una linea di canto di notevoli spessore e qualità, ricca nei centri e sicura e luminosa in alto, emotivamente esaltata da una notevole ricchezza di accenti al punto che il pubblico le tributa applausi lunghi al termine della sua aria. Il Don José di Brian Jagde ha notevole presenza scenica e voce di bel colore e sa gestire il ruolo: si apprezza per la passione interpretativa, anche se in alcuni momenti l'acuto non è pieno (La fleur que tu m'avrais jetée). Voce di basso per l'Escamillo di Kostas Smoriginas, altero torero che potrebbe curare maggiormente gli accenti per una ottimale definizione del ruolo. Disinvolte e vocalmente sicure Sandra Pastrana e Giuseppina Bridelli (Frasquita e Mercédès), così anche Fabio Previati e Carlo Bosi (Le Dancaire e Le Remendado). Appropriati Roberto Accurso e Gianfranco Montresor (Moralès e Zuniga), il coro ben preparato da Marco Faelli e il coro di voci bianche diretto da Stefania Rinaldi. Completano la locandina Annamaria Napolitano (Une marchande d'oranges), Gianvito Ribba (Un bohémien) e Paolo Marzolo (Lillas Pastia), oltre le citate ballerine.

Zubin Mehta dirige con mestiere e grande senso musicale, attento a ogni finezza strumentale, garantendo rispetto dei tempi, equilibrati senza essere larghi né serrati, e nitidezza dei colori ed evitando la chiassosità dell'orchestra che talvolta caratterizza questa partitura. La narrazione risulta dinamica e originale, mai ripetitiva e i tempi sono curati a vantaggio del raccordo buca-palco. Da rilevare la particolare bravura dell'orchestra del San Carlo.

Visto il 16-12-2015
al San Carlo di Napoli (NA)