Lirica
CARMEN

Roma, teatro dell'Opera, “Car…

Roma, teatro dell'Opera, “Car…
Roma, teatro dell'Opera, “Carmen” di Georges Bizet CARMEN E FORREST GUMP L'Opera di Roma segue il Maggio (Saura/Mehta) e precede lo Sferisterio di Macerata (Ferretti/Montanaro), presentando la Carmen nella versione con i dialoghi nell'allestimento di Pier'Alli di due anni fa, il quale immerge l'opera in un'atmosfera rarefatta e simbolica che non rende appieno il senso e la portata della partitura. Come nella consueta cifra stilistica del regista gli ambienti vengono evocati principalmente con immagini. L'utilizzo di proiezioni video consente di immergere l'overture e il finale in un'arena semicircolare e di far spuntare, ogni tanto, un fiore rosso, carnalmente sbocciato, voluttuosamente setoso nei petali turgidi che sembrano grondare sangue. Sullo sfondo un emiciclo in cui si aprono sette altissime porte, con un velatino che consente le proiezioni ma che spezza in due metà orizzontali il palcoscenico, lasciando spesso sullo sfondo le masse, mentre l'inizio del terzo atto si caratterizza per una parete di stalattiti che assomiglia a una cascata ghiacciata. Tutto qui. Il resto è assenza di idee e convenzione, a cominciare dagli stereotipi: la solita Carmen mora e ricciuta, vestita di rosso e scalza e la solita Micaela, bionda e trecciuta, vestita di celeste con lo scialle. Le sigaraie fumano tutte, chissà poi perchè. Alain Lombard ha diretto i complessi di casa con una scelta ottima dei tempi ma non sottolineando la sensualità vibrante della partitura, che si coglie negli accenti e nei particolari. Il coro è stato preparato da Andrea Giorgi, mentre il coro di voci bianche di Roma (teatro dell'Opera e Accademia Nazionale di Santa Cecilia) da Josè Maria Sciutto. Il corpo di ballo del teatro dell'Opera, accompagnato dagli allievi della scuola di danza, è stato impegnato nelle coreografie di Simona Chiesa, che hanno fatto riferimento a una Spagna convenzionale, come ci si aspetta: picadores e movenze di flamenco, entrambi con braccia in alto come scorpioni. Cast nel complesso senza adeguata pronuncia francese in un'opera in cui la padronanza linguistica è un valore interpretativo primario. Tiziana Carraro ha bella voce ed è una Carmen mai volgare ma mai neppure personale. Luca Lombardo (Don Josè) ha sostituito all'ultimo minuto il previsto Alfredo Portilla e poi l'annunciato Richard Bauer, non convincendo ma per lo meno evitando ai presenti Andrea Bocelli. La voce tenorile ha mostrato una certa fissità in alcune note e pochi colori, con difficoltà nell'acuto; lacune notevoli nei dialoghi (lui che è l'unico di madrelingua) dove l'intonazione è stata sempre troppo enfatica: la drammaticità si tocca con l'accento e non con la potenza. Maria Carola è Micaela, voce gradevole ma generica e di scarso spessore nell'interpretazione. Deludente l'Escamillo di Natale De Carolis, opaco nella voce, poco affascinante nelle movenze. Buona la prestazione di Daniela Schillaci e Tiziana Tramonti, rispettivamente Frasquita e Mercedes, sebbene la prima emergesse troppo negli insieme. Con loro Paolo Maria Orecchia, Mario Bolognesi, Carlo Riccioli, Gianluca Breda nei ruoli di contorno. Pubblico numeroso, applausi tiepidi, alla fine qualche dissenso per il tenore fra il consueto fuggire appena cala il sipario. In un palco di secondo ordine non è passata inosservata la presenza di Tom Hanks in abito scuro e camicia bianca senza cravatta, apparso in ottima forma, riservato ma cortese, che è arrivato in orario ed ha aspettato la fine, quando se n'è andato dalla porta principale come uno spettatore qualsiasi. Visto a Roma, teatro dell'Opera, il 21 giugno 2008 FRANCESCO RAPACCIONI
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