Trilogia d'autunno 2019, terzo capitolo. Riservato alla Carmen, in un Teatro Alighieri pure quest'anno gremito di melomani stranieri, accorsi a Ravenna per godersi questa kermesse musicale.
Trilogia d'autunno 2019, terzo capitolo. Riservato alla Carmen, in un Teatro Alighieri pure quest'anno gremito di melomani stranieri, accorsi a Ravenna per godersi questa kermesse musicale. Chissà se scorgono il fil rouge che collega i tre titoli in cartellone - gli altri sono Norma e Aida - cioè l'avere per protagoniste tre immani figure femminili, ognuna col suo bel caratterino, e la presenza di un'antagonista di temperamento opposto. Angelico per Adalgisa e Micäela, ardente per Amneris. Tre differenti esercizi teatrali sul tema della rivalità in amore, svolti tutti al femminile.
Interprete e regista, allo stesso tempo
La mise en scéne del capolavoro di Bizet sta nelle mani di Luca Micheletti: attore e regista di prosa prima, rivelatosi buon baritono poi. Il quale proprio qui, l'anno scorso, impersonò in Otello un imponente Jago. Ora eccolo cimentarsi nella regia lirica, senza peraltro rinunciare a cantare, e m mica in una particina! Ci consegna infatti lo spavaldo ed altero Escamillo con voce squillante e colore rovente, fraseggio ed accento imperiosi, spavalda presenza scenica.
Quanto alla regia, questa sua Carmen ha l'aria d'una pellicola noir ambientata in una cupa Spagna franchista, e girata in rosso e nero: Dove le rigorose scelte dello scenografo Ezio Antonelli, le luci taglienti di Vincent Longuemare, i costumi di Alessandro Lai giocano un ruolo fondamentale. Un mondo fatto di soldataglia volgare, che attende oziosa l'apertura d'una casa di tolleranza affollata di donne seminude. Altro non si scorge attorno per i primi due atti - né città né viandanti - in questo recesso desolato dove i bambini si muovono furtivi come ratti. La fabbrica di sigari e la taverna vengono fusi in questo postribolo, gestito da una laida figura interpretata dal mimo Ivan Merlo. Teatro in bilico fra realismo e delirio onirico, dai tanti piccoli ma eloquenti dettagli recitativi, e dal fortissimo aggancio visivo.
La gitana, un brigadiere e gli altri
E' una gitana schiettamente sensuale ed ammaliante, quella proposta dal giovane mezzosoprano Martina Belli. Oltre all'intensa immedesimazione – resa in chiave di un erotismo vissuto con perfida nonchalance – spicca una voce d'indubbia bellezza e dall'estensione omogenea, dal timbro brunito e cremoso, e sostenuta da una tecnica ben costruita. Fa coppia perfetta con lo Josè di Antonio Corianò, che compone un personaggio persuasivo sia quanto a presenza scenica, con la giusta dose di machismo, sia per l'emissione dal bel colore bronzeo, con una colonna di fiato mai in riserva, un intelligente fraseggio ed una varia resa di sfumature. Elisa Balbo raffigura al meglio la tenerezza adolescenziale di Micäela, pur se la voce – morbida e delicata, e di bella luminosità – non gode di un ampio spessore sopranile. Le parti di contorno, scelte con attenzione e ben affiatate, sono affidate a Francesca Di Sauro (Mercédès), Alessia Pintossi (Frasquita), Rosario Grauso (Dancaïre), Riccardo Rados (Remendado), Christian Federici (Moralés), Adriano Gramigni (Zuniga). A completare, le vivaci coreografie del gruppo DanzActori.