I Carmina Burana di Carl Orff tornano nell'Arena di Verona per far parte di un programma nel programma, per un pubblico largo ed attirato da una certa dose di divismo: elemento principale di quest'anno: la direzione di Ezio Bosso.
Quattro anni dopo il concerto guidato da Andrea Battistoni, i Carmina Burana di Carl Orff tornano nell'Arena di Verona per far parte di un programma nel programma, una serie di appuntamenti che in comune hanno la forte attrattività per un pubblico largo ed attirato da una certa dose di divismo: quest'anno la direzione dei Carmina di Ezio Bosso è l'elemento che si affianca alle serate per Placido Domingo e Roberto Bolle.
Carmina contemporanei
Carl Orff ha reso celebre questa sequenza di brani aprendo a una giusta notorietà un'epoca musicale troppo poco conosciuta, ancora oggi. Onore reso ma ancora parziale: la cantata scenica che scrisse nel 1936 forma un corpus a sé stante e comprende 24 dei 228 componimenti scritti nei secoli XI e XII da goliardi e clerici vagantes, e contenuti nel Codex Buranus conservato nel convento di Benediktbeuern.
La lingua del Codex univa il latino all'alto tedesco medio e al provenzale, ed il contenuto, nonostante l'apparente ieraticità, spesso sconfinava nell'erotico, nel licenzioso e nella tradizione anticlericale in cui indulgevano spesso e volentieri i loro autori.
L'enorme successo ottenuto, al punto da individuare spesso la sua opera con il Codex stesso, forse avrebbe dovuto suggerire ad alcuni di affrontare con maggiore dedizione ed energia l'eccezionale Codice, magari rispettando anche la filologia e i canoni medievali, che qui latitano. Lo spazio c'è.
Bosso, bacchetta intemperante
L'analisi tecnica ma soprattutto psicologica, condotta sull'orchestrazione, rende la direzione di Ezio Bosso assai sbilanciata verso una forma di esaltazione vitalistica, che lo ha portato con esuberante trasporto verso una festa, si direbbe a larghi tratti in un ambiente circense, con modi alquanto eccessivi e coerenti soprattutto con un passaggio scenografico finale in cui vengono utilizzati 4 bracieri e 16 lanci di fiamme.
I Carmina Burana sono però un insieme di colori, mutamenti ritmici ed effetti sonori percussivi alternati a melodie accattivanti che necessitano di interesse musicale sofisticato affidato all'orchestra (la specialità di Orff risiede proprio nella strumentazione).
Buona la prova del coro (di Vito Lombardi, cui si aggiungono i cori di voci bianche A. d’A.MUS diretto da Marco Tonini e A.LI. VE diretto da Paolo Facincani), con la presenza del direttore in scena.
Fra i solisti, Mario Cassi (baritono) si appalesa con piglio eccessivamente convinto (l'unico in camicia bianca, chissà perché, brandendo qualche foglio nelle mani e con larghi abbracci già prima dell'inizio), ma manca di potenza laddove necessita, ed è accompagnato sovente da un fastidioso e poco comprensibile riverbero acustico. Ruth Iniesta (soprano) entra in modo irruente e svolge le sue parti senza sufficienti mutamenti; molto meglio il controtenore Raffaele Pe, dotato di buona tecnica e quantomeno a suo agio in repertori assimilabili, che ha fornito anche un'interessante ed ironica interpretazione di Olim lacus colueram.