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CARNET DE NOTES

Carnet de notes, spiega Franc…

Carnet de notes, spiega Franc…
Carnet de notes, spiega Franca Valeri, appena aperto il sipario, era i titolo di alcuni miei spettacoli, nei quali si rideva molto, cosa che, mi auguro accada anche stasera. Poi guarda il pubblico, in silenzio, e aggiunge. No, non crediate di riandare con la memoria... Non credo che nessuno di voi li abbia visti. In effetti da quei Carnet de notes n° 1 e n°2 sono passati quasi 60 anni. Ad essi Franca Valeri si rifà idealmente con questo spettacolo come a volere concludere il percorso di una carriera prolifica, poliedrica, divisa tra teatro, radio, cinema e tv, contraddistinta dall'intelligenza scenica e dalla bravura dell'autrice e dell'attrice, in tutti i media italiani oggi merce rara. Carnet de notes 2008, presentato in prima assoluta l'8 luglio u. s. al Teatro Nuovo di Spoleto, contiene qualche pezzo noto e altri non tali, avrà la durata scorrevole dello spettacolo leggero, del resto cosa auspicabile1, proprio come quei lontani Carnet nei quali proponeva, senza ausilio di scene e costumi, una serie di sketch satirici sulla società contemporanea alternati, stavolta, da brani lirici di Mozart, Rossini, Donizetti, interpretati dalle giovani voci di Eleonora Caliciotti, Adoardo Milletti, Emanuele Casani accompagnate dal piano di Ida Iannuzzi. Un'altra delle sue tante passioni, quella della lirica, cui ha dedicato, da almeno un ventennio, energie come talent scout e regista. La prima nota straordinaria di Franca Maria Norsa in arte Valeri (Mio padre, l'ingegner Norsa, era davvero assai poco convinto della mia carriera d'attrice: così, mentre provavo per la compagnia di Ernesto Calindri, mi cambiai il cognome da Norsa in VALERI2) è proprio il suo essere autrice in un mondo teatrale prevalentemente maschile. I suoi monologhi e le sue commedie sono caratterizzati da un intelligente e raffinato impiego dell'ironia, mentre i suoi personaggi, entrati nell'immaginario collettivo e che fanno riflettere sui vizi e le virtù della società, sono il risultato di un'acuta capacità di osservare le donne e saperne coglierne l'essenza, al di là delle mode e delle contingenze della cronaca. Io sono ironica, rifuggo dalla politica, mentre vedo che molte autrici e interpreti sono molto influenzate dall'attualità. Io i disagi che la politica può provocare li ho sottintesi nei miei personaggi, ho creato dei tipi infelici per ragioni sociali, mentre molte colleghe affrontano dichiaratamente il tema3. Un'intelligenza nell'osservazione e nella creazione che la portano a inventare dei personaggi che il tempo non riesce a far invecchiare. Al contrario i caratteri interpretati da Franca Valeri sono vivi, attuali, moderni come la donna de La sindrome di Natale la quale, in preda alla depressione, a un vuoto esistenziale, sì vecchio sintomo, ma sempre spiacevole si compiace dei progressi fatti durante la terapia di gruppo: Ieri quando il professore mi ha fatto terapia corporea, cioè frustate, legate, incatenate io e altre tre, perché lui fa trattamento di gruppetto, mi è sembrato che partecipasi un pelino più del solito...; oppure la snob che ha pagato l'importo massimo per l'opera massima secondo quanto ho letto dettagliatamente sulla rivista "Art Conteporary And Expensive" che si ritrova con mezzo pianoforte segato, e una firma dell'autore che lei stessa deve stampare ...a inchiostro o a tinta?... Eh? Ma senta... umana? Perché se fosse quella del cagnolino sarebbe più... del monologo L'opera d'arte4. Un divertissement colto e sottile, come quando, tra un'aria e l'altra, Franca finge di trovare delle lettere e compara una sua lettera d'addio con quella di sua figlia, studentessa dei sonetti rinascimentali femminili e che usa un linguaggio più sboccato... Oppure il monologo Una moglie felice nel quale, pur in un contesto comico-grottesco di questa moglie in vacanza coi figli e la suocera, in un paese di montagna dove piove sempre, mentre il marito va in villeggiatura a Capri con la "segretaria" e lei crede ancora di aver fatto un buon matrimonio emerge tutta la tristezza di una condizione femminile che all'epoca era sicuramente più malmessa di quella contemporanea: le donne, coi loro problemi e il loro cervello, con gli scontri con la maternità e con l´uomo, hanno una collocazione in cui è irrilevante l´anagrafe, e vivono oggi una piena autorevolezza5. Fino ad arrivare ai suoi monologhi più famosi, quello della signorina snob, della quale si chiede Che farà oggi? Sarà cambiata? Sarà morta?!?! No, perché lo snobismo non muore mai... e quello della Sora Cecioni, che lei stessa riconosce suo cavallo di battaglia, quello nel quale, telefonando all'obitorio in cerca del marito, dice: pronto obitorio? Sor Mario, è lei?... Sor Mario, so' la figlia del la sora Augusta, quella maritata Cecioni, che c'è niente pe' noi?... col quale chiude lo spettacolo. A vederla ancora a calcare le scena all'età di 88 anni così precisa e perfetta nei tempi comici, un'arte oggi del tutto dimenticata, non si ha un senso di malinconia, né di revival, ma si percepisce l'urgenza di un paese il cui teatro, la cui cultura, sono talmente impoveriti e in pericolo di dismissione, che autrici e attrici come Franca Valeri sentono ancora il dovere di esserci, di recitare, per fare riecheggiare la scena di un pensiero che possa ancora dirsi tale. Carnet de notes 2008 Roma, Teatro della Cometa fino al 19 ottobre 1) Franca Valeri, dal programma di sala 2) Franca Valeri, La stampa 29-08-2007 3) Franca Valeri La repubblica 13 luglio 2008 4) Franca Valeri Tragedie da ridere La Tartaruga edizioni, Milano 2003 5) Franca Valeri L'espresso 28 settembre 2008
Visto il
al Valle Occupato di Roma (RM)