Prosa
CASANOVA

Casanova, Herlizka e le bambole

Casanova, Herlizka e le bambole

Giunge al Teatro Nuovo di Napoli, per la regia di Nadia Baldi, Casanova di Ruggero Cappuccio, con Roberto Herlizka quale interprete principale. Una versione, questa del drammaturgo campano, che coglie il famoso seduttore veneziano nell’ultima notte della sua vita. Chiuso in una buia stanza del castello del Conte di Waldstein in Boemia, dove è ospite indesiderato da ben tredici anni, Casanova, vecchio, stanco, ammalato e consapevole della sua prossima fine, trova cinque presenze femminee pronte ad interrogarlo ed a giudicarlo. A poco a poco cade il velo di seduttore vanesio, che da sempre accompagna questa figura nell'immaginario collettivo, rivelando l’autenticità di un uomo che fu in primis un grande scrittore dalla retorica moderna. Un uomo che seppe amare con altruismo, inseguendo la libertà dalla costrizione del pensiero comune e che non si rivelò mai brutale affermazione di un egoismo pronto a soddisfare solo la più bassa carnalità. Nell’interlocuzione con questi soggetti onirici ed in parte spettrali, Casanova, ricorda alcuni eventi salienti del suo passato, ricercando l’immagine di sé, da tempo smarrita nel vortice della propria esistenza.

La messa in scena che Nadia Baldi architetta è idealmente colta ed ispirata. Le figure femminee ricalcano, in tutto il loro aspetto, la bambola meccanica che il Casanova felliniano (Il Casanova di Federico Fellini - 1976) seduce e lascia letteralmente a gambe all’aria, al termine di un amplesso univocamente goduto. Ma a differenza dell’illustre predecessore per la Naldi, la bambola, non è più principalmente oggetto di un perverso desiderio sessuale, che di riflesso rimandi alla coscienza del seduttore veneziano. Essa, in questo caso, assume direttamente la funzione di simulacro del protagonista. Ne amplifica (letteralmente per mezzo di microfoni) la forza espressiva incidendo nel registro interpretativo delle cinque attrici, che ripetono con un leggero sfalsamento temporale il finale di alcune battute, simulando intorno ad egli un’immensa selva di echi, riflessi anch’essi dell’identità che il protagonista ricerca sino all’ultima battuta.

Seppur corretto, l’assunto nella sua realizzazione non risulta adeguatamente godibile. Un assiduo vociare stridulo si riversa, con continua ciclicità, sul proscenio rendendo oltremodo manierato il già barocco registro assegnato. Sommando a ciò, movimenti di scena per lo più fini a se stessi (le cinque bambole trascinano per il palco, in tutte le direzioni, gli sgabelli su cui inizialmente sono sedute e sui quali successivamente salgono in piedi, per poi risedersi e così via facendo) ed utili, in sintesi, solo a riempire lo spazio intorno al protagonista.

Impeccabile, Roberto Herlizka, coadiuvato dall’ottima prova offerta da Marina Sorrenti, Rossella Pugliese, Franca Abategiovanni, Carmen Barbieri, Giulia Odori (le cinque bambole), esercita tutta la propria pigmaliònica arte fondendo come solido collante un’opera altrimenti discreta e dalle troppe fragilità.

Visto il 04-03-2015
al Nuovo di Napoli (NA)