Dopo la pausa estiva, quasi a conclusione della stagione lirica 2012/13, il teatro Comunale di Bologna, quasi per esorcizzare le passate problematiche e rinnovare le ancor più passate glorie, ha riproposto il dittico verista per eccellenza nel fortunato e indiscusso allestimento che la regista Liliana Cavani realizzò alla metà degli anni Novanta per il Ravenna Festival e approdato al Comunale la prima opera nel 1997 e la seconda nel 2000, quest'anno per la prima volta insieme in coproduzione con il teatro Bellini di Catania.
La regista, in un crescendo di citazioni dal cinema neorealista italiano, costruisce un doppio spettacolo avvincente e trascinante, con grandi scene di massa e un vibrante afflato emotivo, supportata da un gruppo di lavoro stellare – ben due Premi Oscar collaborano con la regista carpigiana, Dante Ferretti per le scene, Gabriella Pescucci per i costumi, mentre le coreografie sono state affidate a Micha van Hoecke (il cui lavoro è ora riproposto da Sergio Paladino).
L’allestimento, qui ripreso da Marina Bianchi, vuole considerare l’opera verista come una porta tra il mondo del teatro e del cinema. La realtà, prima del cinema, era raccontata dall’opera. In questo filone si immettono perciò due opere nate da due fatti di cronaca nera accaduti realmente nel sud Italia alla fine del XIX secolo e trasportati nelle musiche di Mascagni e Leoncavallo in un epoca recente che precede di poco l’esplosione cinematografica. Due opere perciò veriste in ogni campo, dalla musica, al testo, alla trama e all’epoca in cui sono ambientate.
La Cavani nei suoi film ci ha abituato ad una raffinatezza e ad un lirismo che sono rilevabili anche in questo allestimento teatrale, nulla è fuori posto, nulla è posto a caso, sono due affreschi veristi, due cartoline di un’epoca passata in cui la regista riesce a impregnare tutta la drammaticità di due storie torbide senza mai scadere nel truce e nel banale. I riferimenti al cinema sono evidenti, e come non potrebbero esserlo se la Cavani è maestra nell’arte cinematografica?
Cavalleria è calata in un piccolo paese assolato della Sicilia che poco concede a congetture: c'è la piazza del poggio, una casa a più piani tipica del sud Italia e il portale della chiesa da cui esce la celebre processione immortalata da Coppola nel Padrino parte III. Tutto riporta alla Vizzini del fatto storico, in una scenografia talmente realistica che sembra di essere immersi nella vicenda. In questa piazza, centro dell’universo di questo paese, avviene la vicenda. I personaggi sono caratterizzati in modo più che soddisfacente e il loro comportamento rileva l’analisi che la regista ha potuto effettuare sul carattere di ognuno e della società che essi rappresentano.
Pagliacci, invece, è trasportata in una periferia romana anni ' 50, dov'era possibile vedere carrozzoni di saltimbanchi, rovine archeologiche e, in lontananza la nuova città di palazzoni che avanzava sempre più nell’agro. Evidente è il ricordo della Strada di Federico Fellini, in una dimensione di degrado morale e sociale in una società post bellica che ancora si divertiva con le malridotte compagnie ambulanti. Una roulotte sgangherata, una motocarrozzetta e un lurido palcoscenico fanno da contorno a questa storia di tradimenti e violenze sotto un cielo plumbeo che incornicia tristemente la vicenda.
In Cavalleria ha debuttato a Bologna il tenore cileno Giancarlo Monsalve nel ruolo di Turiddu, di bella presenza scenica, senza dubbio possiede un materiale di grande qualità, buon istinto scenico e il ruolo dell’amante passionale e latino lo calza a pennello, quando non vuole troppo strafare; la voce è buona, anche se nella serata ha rivelato alcune carenze timbriche, forse dovute al fatto di essere troppo nella parte, che lo hanno portato a certe note urlate ma indubbiamente una voce brunita e squillante. Una convincente Virginia Todisco si è cimentata in Santuzza. La sua statuaria ed imponente presenza fisica, unita ad una voce dai poderosi effetti dinamici, la rendono una artista della lirica particolarmente confacente ai ruoli romantici e veristi. Dopo un incipit un po’ freddo, ha reso un personaggio di alta drammaticità e notevole presenza scenica, unita ad una voce fluida e leggera. Il baritono Alberto Mastromarino ha rivestito il duplice ruolo di Alfio in Cavalleria e di Tonio in Pagliacci. Indubbiamente ha dimostrato di essere convincente in entrambe le parti. Un ottimo attore e un bravo cantante con buona tecnica. Molto brava la Lola di Lucia Cirillo, convincente e con una bella voce sicura e importante; ottima riuscita anche per la Mamma Lucia di Cinzia De Mola, che ha unito al pathos del personaggio una buona vocalità.
Piero Giuliacci è stato un più che dignitoso Canio. Una o due incertezze non gli hanno impedito di rendere un personaggio credibile anche dal punto di vista canoro; ottima presenza scenica, il suo Vesti la giubba è stato apprezzato per la solidità stilistica, senza gli eccessi che ci hanno abituato altri cantanti. La Nedda di Inva Mula ha ben poco da dire: eccezionale. Voce sempre bella e sempre equilibrata, squillante e dagli acuti perfetti, ottima recitazione; apprezzata, come si conviene, dal pubblico. Bravi e con voci molto interessanti anche Marcello Rosiello in Silvio e Leonardo Cortellazzi in Beppe.
Ottima prova del coro del Comunale diretto dal maestro Lorenzo Fratini, in due opere (specialmente in Cavalleria) in cui il coro è alla presa con alcune delle pagine liriche più belle della storia del melodramma. Bravi anche i fanciulli del coro di voci bianche del medesimo teatro felsineo.
Una parte decisiva nella rappresentazione l’hanno avuta i bravi attori della scuola di teatro Alessandra Galante Garrone, che hanno reso vivaci e complete le due opere.
La direzione del maestro Alberto Veronesi, alla guida dell’orchestra del Comunale di Bologna, ci è sembrata un po’ troppo violenta in alcuni momenti, tanto da coprire le voci dei cantanti. Stilisticamente ineccepibile eccetto l’accentuata verve.
Teatro quasi esaurito, un pubblico soddisfatto e plaudente ha dimostrato di aver gradito la serata.
Lirica
CAVALLERIA RUSTICANA - PAGLIACCI
DITTICO CINEMATOGRAFICO
Visto il
al
Comunale - Sala Bibiena
di Bologna
(BO)