Lirica
CAVALLERIA RUSTICANA - PAGLIACCI

L'esclusa

L'esclusa

Secondo nuovo allestimento del Festival 2015, il dittico verista Cavalleria rusticana e Pagliacci va in scena in un nuovo allestimento. La scena di Madeleine Boyd è lineare e vagamente liberty: un piano rialzato scende in una scala curva di ampi gradini e contorna uno spazio ovale, la piazza di un paese del sud (la Sicilia per Cavalleria Rusticana e la Campania di Piedigrotta per Pagliacci). La balaustra a motivi floreali continua nelle linee circolari del pavimento, spire geometriche di mero decoro oppure inizio di gorgo a cui è impossibile sottrarsi. I costumi di Manuel Pedretti si richiamano a un sud di fine Ottocento, folkloristico idealizzato come in certe cartoline d’epoca. Le luci di Alessandro Verazzi sono antinaturalistiche e preferiscono sottolineare gli snodi drammaturgici invece che il passare delle ore. La regia di Alessandro Talevi non imprime una forte impronta personale: i movimenti sono principalmente dettati dal libretto e i gesti assecondano il canto anche nei minimi dettagli (si nomina la frusta ed eccola in mano ad Alfio). Se questo consente di seguire bene la storia, manca però quel pathos che avvince gli spettatori, in particolare nella pantomima piacevolmente ambientata sul carro di artisti girovaghi e con scene e costumi bidimensionali. Il muro dello Sferisterio viene usato per il gioco delle ombre che rende visibili le azioni solitamente fuori scena, compreso il duello e la morte di Turiddu.

Christopher Franklin privilegia tinte drammatiche di impronta ottocentesca, evitando agganci col verismo in una messa in scena che preferisce il dato meno realistico.

Nel cast ha primeggiato Anna Pirozzi in entrambe le opere: il soprano ha convinto vocalmente e attorialmente. Santuzza è l’esclusa: seduta al di fuori del cerchio, allontanata e spinta a terra dalle donne del paese, condannata a un’esistenza di sguardi sbiechi e malevoli, trova rifugio nel rosario che sempre stringe in mano al punto da vedere la Madonna durante l’Intermezzo che la accompagna in chiesa in una luce azzurrata. Esclusa è anche Nedda che cerca una via di scampo dal quotidiano e finisce col pagarlo con la vita. La Pirozzi ha volume importante e impostata in modo perfetto al fine di rendere ogni sfumatura dei due ruoli; se i centri sono estesi e ben timbrati, gli acuti risuonano sicuri e svettanti e il registro grave ha fascino e peso drammatico. Accanto a lei Rafael Davila garantisce una buona prestazione nei ruoli di Turiddu e Canio; il tenore è dotato di bella voce sia per colore che per spessore ma gli acuti hanno ampie oscillazioni che tuttavia non inficiano i ruoli di cui riesce a cogliere anche i dettagli.
In Cavalleria rusticana Alberto Gazale non ha il peso vocale drammatico per convincere in Alfio, mentre sono di ottimo livello, se pur le  parti siano di contorno, Elisabetta Martorana (Lola sensuale e spavalda) e Chiara Fracasso (Mamma Lucia dimessa e turbata). In Pagliacci i comprimari sono tutti assai bravi: Marco Caria bene introduce nel Prologo e poi è un Tonio demoniaco e preciso, Pietro Adaini è un Beppe sincero e partecipe e conquista il pubblico con la canzone di Arlecchino cantata dal tetto del carrozzone, Giorgio Caoduro è un Silvio aitante e innamorato. Sempre presente il Coro lirico marchigiano ben preparato da Carlo Morganti (in Cavalleria però pare eccessivo il suo continuo entrare e uscire di scena).

Dopo l’anteprima riservata ai giovani e la prima a cui abbiamo assistito, tre le recite in cartellone (24 luglio, 2 e 8 agosto), una delle quali (2 agosto) con audio-descrizione per i non vedenti.
 

Visto il
al Arena Sferisterio di Macerata (MC)