Lirica
CAVALLERIA RUSTICANA, VESPRI - PAGANINI

Firenze, teatro Comunale, “Ca…

Firenze, teatro Comunale, “Ca…
Firenze, teatro Comunale, “Cavalleria Rusticana” di Pietro Mascagni ISTANTANEE DI SICILIA FRA NEORALISMO E VERISMO Nell’ambito del festival “Recondita Armonia” Cavalleria Rusticana è stata proposta in abbinamento alla danza classica, anziché ad un altro atto unico, creando un insolito abbinamento nonché una sfida fra generi e pubblici diversi. Due i balletti proposti da MaggioDanza con coreografi e solisti d’eccezione: “Paganini“ e “Vespri “. Il primo, concepito nel 1987 da Vladimir Vasilev per Vladimir Derevianko (stella del Bolshoi prevista in alcune repliche) sulla “Rapsodia sopra un tema di Paganini“ di Sergej Rachmaninov, è stato interpretato con grande virtuosismo da Umberto De Luca, sempre in scena in una successione di passi veloci che richiedono tecnica mista ad espressività per evocare gioie e dolori dell’artista alle prese con il proprio genio, ovvero la Musa, interpretata da Federica Maine, con cui intreccia precisi pas des deux sulle note avvincenti e altrettanto virtuosistiche di Rachmaninov . Il secondo balletto, creato da Luciano Cannito, stabilisce maggiori relazioni con il mondo dell’opera, non solo perché è basato sul divertissement di Giuseppe Verdi per i Vespri Siciliani, ma anche perché condivide la scenografia e l’ambientazione siciliana con l’opera che segue. Il coreografo traspone il balletto nel 1945 in una Palermo in rovina che conserva sotto le macerie tracce del passato splendore, in cui s’intrecciano tre storie d’amore fra paura, incertezza e speranza, inserite in un forte contesto corale di mamme, prostitute ,soldati americani e prigionieri che ne accentuano la portata filmica e neorealista. Cavalleria Rusticana, ispirata all’omonima novella di Verga, è opera popolare per eccellenza che ha sempre riscosso grande successo di pubblico, affermandosi come fenomeno di “mercato” e di primo consumismo del prodotto musicale. Pur ispirata dal verismo letterario, non analizza il tessuto sociale, riducendolo a semplice cornice ai limiti del bozzettismo per concentrarsi su passioni elementari e istintive. Il grande merito di Cavalleria, però, è la capacità di ritrarre i sentimenti che animano i personaggi, passione, gelosia, odio e desiderio, in modo immediato e senza falsi pudori, con grande varietà di inflessioni, coinvolgendo -fino a travolgerlo- il pubblico di ogni tempo e estrazione. Un’opera per tutti. La tradizionale e didascalica scena unica di Mario Pontiggia ricrea lo spaccato di una chiesa e di un sagrato con un terrazzo oltre il quale s’intravede il mare luccicante e increspato sullo sfondo. Le numerose comparse contribuiscono a ricreare il colore locale del Sud, donne che ricamano in cerchio un’immensa tovaglia di pizzo bianca, crocchi di donne sul sagrato o in processione con la statua del Redentore, ma anche ad amplificare con la loro muta presenza da tragedia greca il dramma di Santuzza, disonorata e tradita, colta in tutta la sua sudditanza psicologica nei confronti di un ambiente duro e ostile. Curati i costumi di Francesco Zito, come pure le calde luci mediterranee di Giancarlo Salvatori. Un cast vocale omogeneo e di alto livello ha contribuito a mettere in risalto la bellezza musicale dell’opera. Marianne Cornetti è una Santuzza dalla voce ampia e pastosa, carica di espressività ma dalla linea solida e un registro acuto duttile e incisivo. La cantante, talvolta rimproverata per interpretazioni generiche, ha qui delineato un personaggio umano e doloroso, toccante per la consapevolezza della propria umiliazione di cui l’atto di accusa nei confronti di Turiddu è il momento più doloroso. Fabio Armiliato, ad eccezione della siciliana iniziale un po’ forzata, risolve perfettamente il ruolo di Turiddu, sfruttando al meglio l’accento e il timbro brunito, coniugando prestanza vocale a coinvolgimento interpretativo. Un Turiddu naturale e disinvolto caratterizzato da giovanile baldanza che giustifica tradimenti e seduzioni, travolgente nell’accorato addio ad alta tensione alla madre e alla vita. Compare Alfio è interpretato da Silvio Zanon con voce solida dal registro grave profondo,un personaggio deciso e brutale, forte di una corporatura imponente che lascia presagire il tragico epilogo. Chiara Fracasso è una Lola bella e sensuale comme il faut, dalla buona vocalità e con un fraseggio sufficientemente ricco di colori. Viorica Cortez, nonostante una voce disomogenea, è perfetta per delineare la figura di un’ingombrante Mamma Lucia. Già dalle prime battute di Rachmaninov si percepisce che Pietro Rizzo imprime una direzione di segno forte che riesce a sfruttare tutto il potenziale dell’orchestra del Maggio, impressione confermata nelle due pagine orchestrali, preludio e intermezzo, di cui rende tutta la portata sinfonica in un riuscito equilibrio fra impeto e abbandono. Con belle sonorità e giusti attacchi il giovane direttore offre un direzione accurata e coinvolgente per vitalità e immediatezza, senza scadere nel facile effetto. Puntuale ed affiatato il Coro diretto da Piero Monti. Un pubblico eterogeneo ha riempito il teatro tributando pari entusiasmo ad entrambe le proposte. Visto a Firenze, teatro Comunale, il 19 ottobre 2008 Ilaria Bellini
Visto il
al Maggio Musicale Fiorentino di Firenze (FI)