Vincitore della seconda edizione del Premio Tuttoteatro.com alle arti sceniche "Dante Cappelletti" 'Ccelera è finalmente approdato al Furio Camillo per la rassegna di danza e teatro Grafie.
Solo sulla scena scarna, nel fondo della quale campeggiano il casco e la tuta da pilota di Gilles Villeneuve, Maurizio Camilli, fondatore della compagnia Balletto Civile, propone un monologo in bilico tra la danza, il teatro e il canto.
Ci racconta la storia di un giovane operaio del nord est che, per sopravvivere, alla monotona e ripetitiva vita in fabbrica alla
catena di montaggio, ma non solo, evade con la mente alimentando la sua passione per i motori e la velocità con una personale mitologia tra il ricordo delle prodezze di Villeneuve e i problemi col padre. Tra ricordi dell'infanzia, raccomandazioni materne di morigeratezza e prudenza nella guida, tra amici morti in incidenti stradali e incapacità nel gestire il bullismo rampante nonché la concorrenza spietata alla ricerca del trofeo più che della stroia d'amore con l'altro
sesso dei suoi coetanei, Camilli costruisce un percorso nel quale il suo personaggio coniuga Mozart col rap e coi rumori dei circuiti automobilistici. Un personaggio la cui ingenuità è il segno di un'umanità tradita, svilita, sfruttata. Recitato tra il dialetto veneto e la lingua italiana lo spettacolo non sa sciogliere il nodo centrale del dubbio del suo protagonista (morire o continuare a sognare un futuro?) esistenziale, politico, civile.
Capiamo le motivazioni che hanno portato 'Ccelera a essere premiato, per aver dato corpo alla trasgressione e al disagio di un giovane qualunque del Nord-Est, attraversato da una mitologia automobilistica.
Ma Cirilli non osa, le coreografie sono inesistenti e dimostrano solo la sua prestanza fisica e non quella coreografica, le parti canore non sono sostenute dall'urgenza drammaturgica di usare quel medium per esprimersi e l'impianto recitativo, nonostante la grande precisione fisica (che gli deriva sicuramente dal sui training di ballerino) si sbriciola in una ricerca
dialettale scontata e prevedibile, in un universo mitologico troppo generico per riuscire a colpire, per cui alla fine ci si chiede, almeno noi ce lo siamo chiesto, perché lo spettatore dovrebbe essere interessato al racconto di un ragazzo qualunque, di una storia qualunque, di una vita qualunque, in uno spettacolo qualunque.
Un'aurea mediocritas che è l'unica cifra stilistica che ci sentiamo di segnalare, che costituisce sicuramente tantissimo per il suo autore, ma rimane maledettamente poco per lo spettatore.
Roma, Teatro Furio Camillo, dal 13 al 16 Novembre 2008
Visto il
al
Astra
di Vicenza
(VI)