Lirica
LA CENERENTOLA

Una Cenerentola veramente da favola trionfa al Teatro Verdi di Padova

Cenerentola
Cenerentola © Nicola Fossella

La bella Cenerentola rossiniana che abbiamo visto al Teatro Verdi di non avrebbe certo sfigurato in uno qualsiasi dei maggiori palcoscenici del Bel Paese.

La bella Cenerentola rossiniana che abbiamo visto al Teatro Verdi di Padova - realtà priva d'una struttura stabile per la lirica - non avrebbe certo sfigurato in uno qualsiasi dei maggiori palcoscenici del Bel Paese. Merito di oculate scelte nel cast, della fervida inventiva scenica di Paolo Giani e – non ultima cosa - dell'aver arruolato un direttore di rara sensibilità quale Antonello Allemandi. E poiché siamo nella patria della miglior Angelina d'ogni tempo - Lucia Valentini Terrani - vien da pensare che proprio lei abbia vigilato dall'alto dei cieli.

Una locandina di tutto rispetto

Cominciamo da Allemandi, il quale offre una prestazione compatta ed asciutta, tutta in punta di fioretto sin dalla Sinfonia che scivola chiara e leggera. Sembra peccare di riserbo all'inizio, il maestro milanese, ma in realtà la sua concertazione procede calibratissima nelle scelte dinamiche, sino a pretendere delicati pianissimo dall'Orchestra di Padova e del Veneto, senza per questo rinunciare ad un caleidoscopio di colori, ad un tocco di tenera poesia, ad accenni di fine arguzia; e costruendo concertati di cristallina limpidezza, privi di sbavature e grossolanità.

Poi, cominciano le scoperte delle voci. La bravura di Annalisa Stroppa ci era già nota in altri ruoli, ma scoprirla come Angelina è stato un vero piacere: per la finezza e l'eleganza interpretativa, per il poetico fraseggio, per il timbro soave, per l'incanto delle colorature. La vocalizzazione non è vertiginosa come quella d'una Bartoli, ma la sua cifra interpretativa comunque convince e conquista. La voce del ventitreenne tenore basco Xabier Anduaga – reduce dalle recenti affermazioni al ROF di Pesaro e al Festival Donizetti di Bergamo – scorre agile e dritta come una fluente acqua sorgiva: il suo Ramiro conquista subito per liquidità e bellezza timbrica, per l'adeguata duttilità, il fraseggio incisivo, la naturalezza degli acuti.



Con spontanea vivacità e grande comunicativa Alessio Arduini porta a perfezione la figura di Dandini, colorata e fraseggiata con garbo; Marco Filippo Romano

delinea un Don Magnifico borioso e magniloquente come dev'essere, teatralmente vivido e vocalmente ben rifinito. Gabriele Sagona realizza con severa nobiltà e tutte le note richieste la problematica aria di Alidoro; Clorinda e Tisbe sono risolte da Irina Ioana Baiant ed Alice Marini con buon rilievo scenico. Il Coro Lirico Veneto è diretto da Stefano Lovato.

Bello spettacolo, ma...

Tutto lo spettacolo di questa Cenerentola – regia, scene, costumi e luci - sta nelle mani di Paolo Giani, che lo presentò in anteprima all'ultimo Bassano Opera Festival. Gioca con un'alta parete rotante che permette rapidi cambi di scena; letti, poltrone, tavoli, carrozza sono ottenuti con grandi sagome disegnate; i costumi dei protagonisti vagheggiano un '700 fiabesco, mentre inservienti muti e coro sono vestiti alla tirolese. La sua regia procede celere e spiritosa, e intrattiene il pubblico con garbato humour. Ci è piaciuta molto. Solo due cose non vanno giù: l'inutile figura della Matrigna che non parla, ma ingombra la scena; e le rincorse dei bimbi abbigliati come i protagonisti, che sviano l'attenzione dal rondò finale di Angelina.

Visto il 27-12-2018
al Verdi di Padova (PD)