L'occasione è di quelle ghiotte, unire l'esperienza di Albertazzi a quella coreografica della Marta Graham Dance Company per restituire in chiave artistica il genio di Picasso. Produce il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia e l'Ente Autonomo Teatro di Messina.
Tutto è nato da uno scambio di lettere tra Antonio Calenda che firma la regia, e Giorgio Albertazzi che hanno concordato di voler allestire non uno spettacolo naturalistico sulla vita dell'artista ma uno spettacolo che esplorasse in chiave teatrale e coreografica l'importanza dirompente che Picasso ha avuto nel panorama artistico del primo Novecento.
Oltre all'attività pittorica e scultorea è nota infatti quella di Picasso scenografo e costumista e la ricerca visiva nasce anche da qui. Prima dello spettacolo, a mo' di sipario, è posta la riproduzione di uno dei fondali che l'artista dipinse nel 1917 per il balletto Parade di Sergej Diaghilev col quale collaborarono anche Cocteau, Satie e Massine, in una interazione tra le diverse arti che caratterizzò le avanguardie del Novecento.
I costumi, splendidi, di Pier Paolo Bisleri, si rifanno direttamente a quelli di Picasso o a quelli di alcuni suoi quadri famosi, o, ancora, direttamente alle mise dell'artista, immortalate in certe celebri foto indossati da Albertazzi con una disinvoltura o un candore a seconda dei casi, invidiabili.
Bisleri firma anche le scene optando per uno spazio bianco, neutro, nel quale campeggia all'inizio un enorme letto dal quale esce Picasso e tutte le ballerine della Marta Graham Dance Company (complice un invisibile buco che permette loro di comparire dal nulla) e rimane poi spoglia ospitando le coreografie. Nelle videoproiezioni, usate con sapiente sobrietà, vengono riproposti alcuni disegni e il Guernica di Picasso, scontornati col pantografo e acquisiti al pc, per poter essere proiettati linea dopo linea, come li stesse disegnando Picasso stesso sul momento (o, nel caso del Guernica, proiettando i vari gruppi dell'affresco separatamente, facendoli avanzare verso lo spettatore con un gioco prospettico).
La scena vuota ospita di tanto in tanto qualche una chaise longue sulla quale Picasso si addormenta (giustificando la coreografia che viene presentata come una sua emanazione onirica), oppure una pedana, sulla quale, mentre le danzatrici interpretano Prelude to action, AlbertazziPicasso incarna prima un toreador e poi il toro che incorna il torero.
Coreografie splendide come quella da ferme nella quale le danzatrici ripropongono atteggiamenti e pose del celebre quadro Les Demoiselles d'Avignon.
Il connubio con la danza non nasce solo per i trascorsi di Picasso con quest'arte ma anche per l'opera di rottura che la danza vedeva in quegli stessi anni da parte di alcune coreografe proprio come Marta Graham. Per questo nello spettacolo vengono riproposte alcune coreografie storiche degli anni 30, come Lamentation, Steps in the Street e Deep Songs, pietre miliari della danza moderna, a vedere le quali le si accoglie con la familiarità con cui si guarda alle coreografie contemporanee e invece hanno ottant'anni!
Cercanso Picasso significa dunque esplorare tra le parole e i pensieri dell'artista, come emergono dalle sue poesie e dai suoi testi teatrali. Ed ecco la prima sorpresa.
Pablo Picasso è autore di una mezza dozzina di poesie, scritte alla fine del 1935, che André Breton elogiava in maniera esagerata. Pur essendo essenzialmente degli esercizi di scrittura automatica del movimento surrealista (cui ha contribuito più con la sua ricerca pittorica che con le poesie) le poesie di Picasso, declamate da un grande affabulatore come Albertazzi, vengono investite di luce nuova che fa acquistar loro una statura e una temperatura inedite.
Oltre a quelle di Picasso Albertazzi declama, con una maestria che sorprende per le altezze interpretative che sa raggiungere, quelle di Garcia Lorca (per il già menzionato amore per la tauromachia) e di Guillaume Apollinaire (l'eros e il femminile) mentre la riflessione sul teatro e sull'arte viene affidata a un innovatore nel campo musicale come Igor Stravinsky. Senza escludere alcuni versi scritti dall'attore stesso scelti tra le 190 poesie che ho pronte per la pubblicazione da Mondadori.
Altrettanto poco nota è la sua produzione drammaturgica come Il desiderio preso per la coda che Picasso dedicò ad Alfred Jarry, scritto in soli tre giorni, nel 1941, dal quale Calenda attinge a piene mani per la seconda parte dello spettacolo. Ne il desiderio... Alberazzi, interpreta un grosso piede, interagendo con gli altri strani personaggi della pièce cui le ballerine danno corpo mentre alcuni attori illustri hanno prestato le loro voci, registrandole: Piera Degli Esposti è La Torta, Andrea Jonasson l'Angoscia Magra, Franca Nuti l'Angoscia Grassa, Elisabetta Pozzi è la Cugina...
Questa parte è visivamente magnifica, i personaggi vengono presentati su un praticabile posto in fondo alla scena, a mezza altezza, coperto da un tessuto semitrasparente che ne fa intravedere poco più che le silhouette come in una presentazione d'alta moda anni 50 per poi invadere il proscenio.
La riproposizione di questo lungo estratto, nel quale Albertazzi è fuori scena per la maggior parte del tempo, è il momento meno riuscito dello spettacolo. Vedere le brave ballerine della Marta Graham Dance Company impiegate come dei mimi mentre si agitano su dei dialoghi registrati da attori famosi può essere suggestivo per qualche minuto ma non regge affatto il quarto d'ora abbondante che dura e tradisce l'eterogeneità dello spettacolo.
Il trait d'union tra una coreografia e l'altra, tra una poesia declamata e un ragionamento sull'arte è dato solamente da Albetazzi, dal carisma della persona e della bravura dell'attore. Altrimenti Cercando Picasso manca di una coerenza interna che faccia diventare musica, danza, videoproiezioni e recitazione le tessere di un mosaico che, viste da lontano, compongono un disegno organico e coerente.
Alla fine dello spettacolo, durante li applausi fragorosi e interminabili, Albertazzi e Calenda spendono toccanti parole sugli scellerati tagli alla cultura e gli applausi si colorano di un altro significato.