Willy Wonka ha finalmente aperto le porte della sua fabbrica di cioccolato anche in Italia, più precisamente alla Fabbrica del Vapore di Milano, con lo spettacolo Charlie e la fabbrica di cioccolato.
Willy Wonka ha finalmente aperto le porte della sua fabbrica di cioccolato anche in Italia, più precisamente alla Fabbrica del Vapore di Milano, dove lo spettacolo Charlie e la fabbrica di cioccolato – basato sull’omonimo libro di Roald Dahl e sulle pellicole con protagonisti Gene Wilder (1971) e Johnny Depp (2005) – resterà in scena per tutta la stagione teatrale 2019/2020.
La versione italiana dello show, con la regia di Federico Bellone – che ha curato anche le scenografie – riprende piuttosto fedelmente lo spettacolo andato in scena a Broadway nel 2017, mentre il debutto originale dello show è avvenuto a Londra nel 2013, con una permanenza di quasi quattro anni. Il libretto è firmato da David Greig (autore per la Royal Shakespeare Company), con le nuove canzoni di Marc Shaiman e Scott Wittman (già compositori per musical di successo quali Hairspray e Sister Act), aggiunte alle memorabili melodie di Leslie Bricusse e Anthony Newley – tra cui Pure Imagination e The Candyman – composte per il film Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato.
Dall’infanzia tradita alla scelta di un erede
Lo spettacolo si apre con Willy Wonka che si presenta al pubblico, dichiarando di essere alla ricerca di un erede al quale svelare tutti i suoi segreti di pasticcere per lasciarlo alla guida della sua fabbrica di cioccolato. Non si tratta di un musical per bambini, bensì per adulti, perché affronta temi importanti quali la delusione derivante da un’infanzia tradita, l’isolamento, le difficoltà economiche di una famiglia numerosa, l’incertezza per il futuro.
Christian Ginepro assume la faticosa responsabilità di incarnare il Willy Wonka italiano, in uno spettacolo del quale il poliedrico attore risulta motore propulsivo fin dai primi dieci minuti: la sua interpretazione s’ispira in maniera evidente alle atmosfere fumettistiche di Roald Dahl e all’intensa quanto divertente impassibilità di Gene Wilder.
Cinico e folle intrattenitore (non lo si vedeva così trascinante dai tempi di Cabaret, diretto nel 2007 da Saverio Marconi), l’attore ha inoltre scritto alcuni testi della versione italiana e la collaborazione con Franco Travaglio – che ha tradotto e adattato in italiano il libretto e le canzoni – ha prodotto esiti inaspettati e, talvolta, davvero esilaranti.
Un cast di protagonisti
Accanto a Ginepro, il giovanissimo Jesee-Gregorio Cattaneo, nel ruolo di Charlie Bucket, concentra in maniera piuttosto eloquente quei valori positivi che accompagnano l’infanzia (sana ingenuità, determinazione nell’inseguire i propri sogni, altruismo e voglia di riscatto).
Con loro, un notevole cast di performer, autentici protagonisti del teatro musicale nostrano, tra i quali gipeto (un entusiasmante nonno Joe, specie nell’interpretazione del tema principale del primo film, I’ve Got a Golden Ticket); Simona Samarelli (un’amorevole Mrs. Bucket); l’istrionica Lisa Angelillo (Mrs. Tv); Russell Russell e Michelle Perera (padre e figlia Beauregarde, che in coppia sul palcoscenico fanno scintille); Fabrizio Corucci (Mr. Disalev, disinvolto e divertente) e Marta Melchiorre, che nel ruolo di Veruca Disalev, coglie al volo l’opportunità di esprimere al meglio il proprio potenziale come attrice, oltre a confermare il proprio talento coreutico. L’ensemble si scatena con disinvoltura sulle faticose, ma trascinanti coreografie di Gillian Bruce.
Una fabbrica di colori scintillanti
Nel primo atto la prospettiva domina, la scena, con l’enorme fabbrica chiusa che sovrasta la città; nel secondo, la scenografia è realizzata come una matrioska, ovvero il palcoscenico svela, di volta in volta i diversi e colorati ambienti della fabbrica, accompagnando il pubblico alla scoperta dei suoi segreti: la stanza delle meraviglie, zeppa di leccornie, con un fiume e una cascata di cioccolato è quanto di più verosimile alla scena del primo film in cui Gene Wilder canta Pure Imagination.
L’orchestra dal vivo di 18 elementi è diretta da Giovanni Maria Lori, che ha compiuto un accurato lavoro sugli arrangiamenti, privilegiando sonorità oniriche e spensierate. Il disegno luci e i costumi rendono lo spettacolo intenso e coloratissimo; nella scena del Wonka-ascensore il pubblico resta veramente con il naso all’insù a fissare la cabina che vola avanti e indietro sopra la platea. Gli effetti speciali di Paolo Carta e una regia in grado ancora una volta di sbalordire il pubblico certificano, dunque, la crescente professionalità italiana nel campo del musical.