C’è una vasta ed eterogenea produzione sugli anni del pool antimafia, pubblicazioni, film, fiction, ma “Chi ha paura muore ogni giorno – i miei anni con Falcone e Borsellino”, volume uscito nel 2008 per i tipi di Mondadori, racconta quei tempi guardandoli e mostrandoli con gli occhi di chi ha vissuto in prima persona una pagina importante, dura e dolorosa della nostra storia: Giuseppe Ayala, pubblico ministero al primo maxiprocesso, collaboratore e amico di Falcone e Borsellino. Non meno toccante e duro, spietatamente realistico, ma anche ironico, è lo spettacolo che dal libro ha preso le mosse e da cui ha mutuato titolo ed efficacia narrativa. Così Ayala porta in scena se stesso, straordinario ed affabulante oratore dalla voce scura, e inchioda il pubblico alle poltrone per quasi due ore, sospeso tra riso, rabbia e commozione, mentre lui racconta con lucidità ed ironia uomini che hanno dato la vita per noi tutti, anche per chi non è in grado di leggerne il valore. Con grande maestria ricostruisce un puzzle storico e accorato, articolato e complesso, mostrandoci di ogni tassello le sfumature, evidenziandone gli incastri prima di riporlo nella sua giusta allocazione. Così il palco ci restituisce la realtà dei fatti attraverso aneddoti che palpitano di emozioni, facendoci percepire l’humus di una terra e di un tempo che ci sembra di guardare da angolazioni nuove e di cui ci si sente inevitabilmente partecipi. Il raffinato narratore ribadisce quello che tutti sappiamo, ma che pochi hanno il coraggio di affermare a testa alta e voce piena: “Lo Stato aveva deciso di fermare se stesso proprio nel momento in cui stava registrando risultati esaltanti. E perché? Perché la mafia ce l’aveva dentro. Si faccia avanti chi è capace di dare una diversa risposta plausibile”.
Non stupiscono quindi le lacrime che, di rabbia o di commozione, a tratti riempiono gli occhi di attoniti spettatori, soprattutto quando risuonano come sberle e come onte i nomi dei tanti morti di mafia.
Sul palco, al raffinato dicitore, la lineare regia di Gabriele Guidi affianca la fredda cronaca dei fatti, che riecheggia nella voce di Francesca Ceci e nei video di repertorio che scandiscono la messinscena. Soavi o impetuose, le suggestive note di Roberto Colavalle e Matteo Cremolini accompagnano e commentano il racconto, mentre al centro del palco troneggia l’albero Falcone, riproduzione della magnolia cresciuta di fronte alla casa del giudice e divenuta un simbolo, infiorata dei numerosi biglietti che chiunque può lasciare, arbusto che in amicizia e stima il protagonista arricchisce del proprio messaggio prima che cali il sipario.
Prosa
CHI HA PAURA MUORE OGNI GIORNO - I MIEI ANNI CON FALCONE E BORSELLINO
Le verita' all'ombra della magnolia
Visto il
14-04-2012
al
Bellini
di Napoli
(NA)
Prosa
Chi ha paura muore ogni giorno - I miei anni con Falcone e Borsellino