Prosa
CHI MUORE SI RIVEDE

Una commedia per un pubblico giovane

Una commedia per un pubblico giovane

lo spettacolo “Chi muore si rivede” di Leonardo Buttaroni, che vede protagonisti i coniugi Enea e Deborah, in un triangolo amoroso equivoco con il migliore amico di lui, Giannantonio.

Lo spettacolo “Chi muore si rivede” di Leonardo Buttaroni, che vede protagonisti i coniugi Enea e Deborah, in un triangolo amoroso equivoco con il migliore amico di lui, Giannantonio. I tre bravi interpreti, Rocco Piciulo, Barbara Russo e Riccardo Graziosi, sono da subito convincenti e conquistano lo spettatore, dando colore ai personaggi, i quali man mano prendono forma fino a divenire sempre più caricaturali; la comicità del testo è leggera, semplice, alla portata di tutti e non ricorre mai ad un linguaggio volgare, ma a caratterizzare lo svolgimento della trama – che si colloca in bilico tra il giallo, il comico e l’assurdo - è un’impostazione della regia quasi fumettistica e l’abilità nel costruire delle scene simili a quadri o fotografie.

Gli escamotage che rendono buffi e ridicoli i personaggi, dall’allenamento dell’improbabile maestro di arti marziali Enea, su musiche orientaleggianti, ai numerosi tentativi di Giannantonio di rendersi desiderabile agli occhi della sua amante, per arrivare velocemente “al dunque”, tra accento spagnolo e performance di tango argentino demenziale, fino al duello tra i due uomini con effetti speciali alla “Matrix” e lancio reciproco di oggetti che coinvolge anche il pubblico, acquistano tutti valore grazie al talento degli attori ed il loro lavoro di squadra e coordinazione; tra questi, Manola Rotunno – Rosaria, la fastidiosissima, invadente ed impicciona vicina di casa, una vecchietta, che sembra porti pure un po’ sfiga e Gianlorenzo Tennenini – il detective Rewind, l’ultimo ad entrare in scena apportando un ulteriore motivo di ilarità grazie al gioco creato con l’ambiguità dei suoi gusti sessuali.

Il ritmo accelera quando lo spettacolo si avvicina alla conclusione e anche le trovate comiche più divertenti si concentrano nella parte finale: indimenticabile la scena in cui Deborah è “posseduta” dal fantasma dell’amante che riesce a parlare attraverso di lei.
Per la chiusura, però, si sceglie un repentino cambio di toni e, abbandonando la comicità, si fanno riflessioni sull’esistenza, per una sorta di “morale della favola”: ragione in più per ritenere che la commedia sia particolarmente adatta ad un pubblico giovanissimo.

Visto il 11-10-2011
al Sette di Roma (RM)