Prosa
CHINGLISH

Quando le lingue parlano di comunicazione

Quando le lingue parlano di comunicazione

Omar Nedjari, regista della pièce, ha scelto un testo davvero interessante da portare a teatro: Chinglish, non solo un confronto tra due nazioni, non solo l’eterna sfida tra Usa e Cina; la comunicazione è il centro nevralgico che muove l’azione della pièce di David Henry Hwang.

Ad accorgersi di quanto sia necessario imparare a comunicare è innanzitutto il protagonista, Daniel Cavenaugh, uomo d’affari americano alla conquista del mercato cinese che non conosce né lingua né usanze del paese a cui si approccia. Conscio della sua situazione, si fida di Peter, interprete originale dell’Inghilterra che risiede in Cina da molti anni. Il suo aiuto è vitale in un paese in cui il sistema legale non ha alcun valore, per cui ogni affare si fonda sulla relazione con il potenziale partner.

La comunicazione in tal modo è possibile e da spettatori ci si trova a sbirciare in un mondo, quello della grande Cina, a cui pochi al di fuori di essa hanno accesso. Con poche pennellate e grazie agli eccellenti interpreti, si scopre finalmente cosa si nasconde dietro quella facciata formale con cui questo paese generalmente si presenta. Tutto ciò avviene sempre nel segno della comunicazione: negli impacciati dialoghi che nascono tra Daniel e la donna di cui si innamora; e in quelli tra Peter e l’uomo d’affari cinese, poco interessato a far entrare la novità del business americano nel proprio paese.

Si legge tra le righe una critica sia al goffo tentativo americano di andare a caccia dell’affare facile in un paese straripante di consumatori, sia all’eccessiva competitività cinese, satura di atteggiamenti formali e di preoccupazioni per il successo della propria carriera. Entrambe le posizioni rischiano di soffocare ogni rapporto vero e spontaneo, nato dalla comunicazione reale anche se approssimativa.

Davvero arguta la scelta di far parlare in cinese (verosimile, per quanto nel prologo si dichiari che si tratta di un cinese non molto preciso) i personaggi con l’aggiunta di sovratitoli, senza togliere i riferimenti alla lingua in cui i dialoghi sono scritti nel copione originale. Ci si trova così davanti a situazioni in cui la verità, a cui i personaggi che vivono in un mondo pieno di ipocrisia e menzogna sono così affezionati, si confonde e si perde nei diversi strati che si depositano a causa della “risacca” linguistica che giunge allo spettatore.

Nulla di tutto questo sarebbe stato efficace senza la grande ed evidente preparazione degli attori, che assumono atteggiamenti, modi di fare e di dire che immediatamente si riconoscono come autenticamente cinesi, tanto da chiedersi come sia possibile che nel loro Dna non ci sia traccia di origini asiatiche.

Non rimane altro che fare i complimenti alla Compagnia Formelinguaggi per aver scelto di affrontare un testo così tecnicamente complesso, così ricco di significato e così divertente; per aver portato in scena un risultato all’altezza del testo primitivo con l’aggiunta di una fresca originalità tutta italiana.

Visto il 10-03-2017
al Ringhiera di Milano (MI)