È davvero difficile esprimere con parole che non appaiano svuotate di significato quello che suscita la visione di uno spettacolo apparentemente semplice come questo diretto dal regista Francesco Saponaro.
Il linguaggio quotidiano, banale, appiattito dall’ignoranza bieca in cui vivono Lali e Carlo, due dei tre protagonisti della piece, nasconde una storia atroce, destabilizzante, che , proprio grazie alla iperrealistica scelta registica, assecondata in maniera sublime dagli interpreti, rende difficile a chi scrive il compito di restituire al lettore il tumultuoso e spiazzante senso di tragedia che invece si respira nel veder sorridere, cantare, mangiare chees burger e cioccolatini questi miserabili che nemmeno la penna di Victor Hugo avrebbe osato concepire così senza speranza.
Lali, giovane prostituta, Carlo, suo compagno semi analfabeta e smidollato magnaccia, e soprattutto Davide, l’apparente ancora di salvezza della ragazza, che alla fine si rivela sua definitiva e subdola zavorra, vivono nell’incoscienza del loro doloroso vivere, si illudono vicendevolmente di essere, o almeno di sembrare, “normali”.
Ma forse, in questo mondo in cui il cibo, l’amore, il sesso ed anche la cultura, sono prodotti da fast food, loro normali lo sono davvero.
Forse in loro noi vediamo noi stessi, solo in parte deformati.
Forse la loro vita non è così lontana da quella di un qualsiasi borghese benpensante, o di un intellettuale political correct.
Forse il mondo va proprio lì, dove loro sono già arrivati, al capolinea della dignità.
Forse per questo le parole non escono.
Forse hanno paura di uscire.
Tutto ciò è “Chiove” che Enrico Ianniello, autore anche di questa bellissima traduzione in napoletano del testo “PLOU A BARCELONA” del giovanissimo autore spagnolo Pau Mirò, interpreta nel ruolo di Davide.
Con lui in scena Giovanni Ludeno, che nel ruolo del pappone Carlo offre un ulteriore saggio della sua innegabile bravura, pur apparendo forse il più artefatto tra i tre interpreti, tra i quali spicca una eccellente Chiara Baffi, in un ruolo che, nella sua carriera ancora in piena crescita, le offre la grande occasione di dimostrare il suo eccezionale talento.
Con Lali la Baffi riesce a commuovere senza l’utilizzo di scene madri, a divertire senza battute comiche, ad essere vera come solo la grande Anna Magnani avrebbe saputo esserlo.
Un grande spettacolo è “Chiove”, in cui la regia riesce a mettere da parte virtuosismi fini a se stessi per focalizzare l’attenzione sugli attori, con la loro recitazione naturalistica e postmoderna, che non concede sconti alla poesia, nemmeno quella dei baci Perugina.
Napoli, TEATRO NUOVO 19 ottobre 2007
Visto il
al
Vittorio Emanuele - Sala Laudamo
di Messina
(ME)