Il Teatro Libero di Milano ha portato sul suo palcoscenico tre musicisti che da tempo girano per l’Italia raccontando e suonando brani che ricordano o si ispirano a quattro liguri che, con la comunanza della nascita, condividono la passione per la chitarra e per l’avventura e i viaggi. Fabrizio Giudice con tre diverse chitarre, Andrea Nicolini che racconta, canta e suona la fisarmonica e Gianluca Nicolini al flauto traverso sono diretti da Sergio Maifredi in una specie di concerto-recital.
Andrea Nocolini racconta infatti storie, legge lettere e recita alcune tra le più belle canzoni di Fabrizio De Andrè a cui inserisce musiche di rondò scritte da Niccolò Paganini, brani tratti dalla musica popolare del celebre Pasquale Taraffo, che girò il mondo sulle navi da crocera nel secolo scorso. Infine, a sorpresa, ci viene raccontata la passione di una celebre camicia rossa: quella di Giuseppe Mazzini che l’adoperava per farsi compagnia nei viaggi più difficili e di cui sente molto la mancanza quando si ritrova senza.
Fabrizio Gudice suona con grande virtuosismo, come ha fatto in passato proprio nella band di De Andrè, i brani più amati del cantautore ligure, la cui voce profonda, piena di luci e ombre, è talmente inimitabile che Andrea Nicolini non ci prova neppure e usa con intelligenza la sua voce per recitare quelle che, senza dubbio, appaiono come veri propri poemi di altissimo impatto emotivo, con l’accompagnamento delizioso del flauto traverso di Gianluca Nicolini e di Fabrizio Giudice, che si alterna a una chitarra acustica diciamo comune, una molto piccola con cui esegue particolari melodie e una costruita a mano con corde da basso in più con cui fa ascoltare altre canzoni, sia di Taraffo, sia di Paganini sia di De Andrè.
L’inserimento del parlato non infastidisce ma serve piuttosto per informare meglio chi fossero i quattro grandi personaggi di cui si propongono opere e passioni, attraverso una attenta scelta di testi raccolti allo scopo e a una composizione certosina e ben congegnata di brani musicali mescolati con grazia per dimostrare le influenze, i rimandi e l’ispirazione meticcia di tutta la musica ligura. Una serata che lascia soddisfatti e con la sensazione netta che la bella musica, ben eseguita e perfino raccontata, è ancora uno dei modi migliori per comunicare arte e cultura.