Comico
CI SCUSIAMO PER IL DISAGIO

Guarda sempre chi c’è seduto accanto a te in stazione

Guarda sempre chi c’è seduto accanto a te in stazione

Un testo bizzarro e una messinscena assurda a servizio di uno studio antropologico sui tópoi delle stazioni ferroviarie.

La stazione
La stazione è il grande protagonista di questo spettacolo: i tre attori si muovono in questo luogo, dalla ricca casistica umana, e ne interpretano gli avventori. Lo spettacolo si srotola per quadri, ognuno dei quali dà voce a un personaggio: l’avventore occasionale, la donna delusa per amore, un vecchio coinvolto in un giro di prostituzione e che racconta il suo passato di piaceri, il senzatetto che chiede l’elemosina o una sigaretta e il passante che, con faccia schifata, gli nega persino uno sguardo; chi resta, c’è chi aspetta e chi è appena arrivato. Non mancano poi persone che cercano di aiutarli o almeno di parlare con loro, colmi di una gentilezza a volte oscurata da un lampo di titubanza.
La stazione è caratterizzata in maniera semplice, con una panca di ferro battuto, una luce rossa sul fondo e un altoparlante, prima semplice elemento diegetico, poi vero e proprio interlocutore.

Attori, persone, personaggi
Gli attori in scena sono solo tre ed entrano ed escono dai tanti personaggi che interpretano in maniera chiara, senza fretta e dando la meritata dignità a ognuno di loro. Ogni personaggio è caratterizzato, è vero, sono le persone che ogni giorno si possono vedere in stazione, in metropolitana o alla pensilina aspettando l’autobus. E mettere in scena persone ai margini con dignità e senza retorica non è un’operazione scontata. Il contesto è al limite del degrado, ma l’umanità di questi personaggi, che diventano persone, lascia allo spettatore un barlume di speranza.

Waiting for the train
Il testo è disseminato di registri e parlate diversi, a volte incomprensibili: i personaggi, chi per sordità, chi per paralisi facciali, chi per un'eccessiva velocità nel parlare, spesso non si capiscono. Gli sguardi interrogativi sono tanti, così come le richieste di spiegazioni. Si chiede all’altro di ripetere, più forte o più lentamente, ma a volte si entra un circolo vizioso di incomprensioni che non si risolvono in nulla, se non in un silenzio rassegnato.

 

Visto il 09-05-2017
al Franco Parenti - Sala 3 di Milano (MI)