Da vedere e rivedere più volte. Per ricordare che gli obiettivi anche se impossibili vanno perseguiti con determinazione. E non solo se si tratta d’imprese amorose.
“Il raggio della luna, ecco, viene a chiamarmi” invoca il protagonista. E il Cirano di Corrado D’Elia chiama tutti al rapporto per rappresentare ancora una volta lo spettacolo che porta in giro per l’Italia ormai da undici anni. Tutte le volte è un successo e neppure questa tornata di spettacoli al Libero di Milano sfugge alla tradizione.
Cirano de Bergerac appartiene alla schiera di personaggi eroici, che fanno dell’onore e della dedizione alla causa le basi del carattere: uomo insuperabile nel sguainare spada e lingua, non è altrettanto sicuro del suo aspetto e del suo naso ingombrante. Il suo malessere per “questo naso al piede che almeno di mezz' ora da sempre mi precede” come cantava Francesco Guccini, è riprodotto con la classica protesi di gomma che nulla toglie alla grazia del testo.
La scenografia è realizzata con un piano inclinato, dove si svolge il triangolo amoroso di Cirano, innamorato di Rossana a sua volta infatuata di Cristiano, bello ma privo di dialettica. Il duello di spada e di favella dell’opera di Edmond Rostand emoziona sempre, specie se il Cirano ha una portata scenica che va oltre il naso finto. Tradotto in prosa per il teatro, il candido amore impossibile alterna momenti di intensa fisicità a vortici di parole; poco romanticismo e molta verità si concretizzano in scena nella fermezza delle dichiarazioni d’intenti di Cirano. Non stupisce quindi che la prima tornata di rappresentazioni sia presto esaurita e siano state aggiunte altre dieci repliche per sostenere le richieste del pubblico.
Brava Monica Faggiani nell’interpretare la bella Rossana. D’Elia si distingue sempre nel taglio della regia e sul palco. Da vedere e rivedere più volte. Per ricordare che gli obiettivi anche se impossibili vanno perseguiti con determinazione. E non solo se si tratta d’imprese amorose.