Prosa
CIRCO EQUESTRE SGUEGLIA

Il clown tradito dietro le quinte della vita

Il clown tradito dietro le quinte della vita

Dopo la prima nazionale al Napoli Teatro Festival Italia 2013 ritorna a Napoli, al Teatro San Ferdinando, “Circo equestre Sgueglia” per la regia del franco-argentino Alfredo Arias.
L’opera, prima drammaturgia in forma di prosa e musica, composta da Raffaele Viviani e messa in scena al teatro Bellini di Napoli nel 1922, ritrae, per mezzo del racconto delle infelici storie di clown, acrobati e trapezisti, il tradimento, l’abbandono, le miserie umane e personali, di una piccola comunità di circensi.

Il circo, o meglio, la vita che si svolge dietro le sue quinte, diviene così il luogo ideale ove l’uomo toltosi la maschera ed il povero belletto di cui è costretto a coprirsi il volto per trovare un posto nella società, si ritrova solo a fare i conti con se stesso. La figura fortemente metaforica dell’artista, ed in particolare del clown che vive due esistenze parallele, una fatta di lustrini, acrobazie, risate a crepa pelle e l’altra, totalmente dipendete ed assecondata alla prima poiché fonte di sussistenza, fatta di inquietudini e turbamenti profondi, risulta una figura ampiamente stratificata nell’immaginario contemporaneo, essendo infiniti i soggetti teatrali e cinematografici susseguitisi nei decenni (da Chaplin a Fellini, solo per citare i più popolari). Ciononostante resta immutata l’eccelsa capacità di Viviani nel narrare la verità dei personaggi e dei loro drammi. Non a caso il nome di Don Raffaele fu più volte affiancato a quello di Pirandello e di Brecht.

L’opera di Arias, pur contenendo in se la buona matrice dell’originale ed essendo confezionata in modo più che pregevole, per l’uso di una raffinata scenografia, per la scelta dei costumi, degli arrangiamenti musicali eseguiti dal vivo e di una compagnia eccellente, perde di vista l’oggetto del dramma. O meglio, al fine di voler tributare un maggiore merito a Viviani, abusa della sua stessa opera. Ne sono un esempio l’introduzione di molte più canzoni di quelle originariamente presenti ed il tono a tratti oltremodo farsesco. In un certo senso, il suo lavoro applica un processo inverso a quello del racconto originale. Pone al centro della ribalta, in piena luce, una storia nata per raccontare le quinte del circo così come dell’esistenza stessa. Il melò, in forma di varietà popolare che ne nasce, è indubbiamente accattivante per l’abilità di Arias nel saper miscelare le qualità attoriali del protagonista, il clown Samuele interpretato da Massimiliano Gallo, l’elegante e fragile Zenobia di Monica Nappo e l’ipnotico e ricercato narratore-cantante Mauro Gioia, così come sottolineato dal caloroso e lungo applauso degli astanti in sala. Ma quando la scena finale si dilunga nella carrellata in cui i protagonisti ricordano, o per meglio dire rincontrano, tutti i personaggi susseguitisi nella vicenda, in un attimo torna alla mente il pensiero di Samuele tradito che guardando il cavallo, che gira solitario in pista, gli si paragona; poiché entrambi destinati a girare eternamente in tondo, senza mai trovare se stessi.

Visto il 19-02-2014
al San Ferdinando di Napoli (NA)