Le persone sono nel foyer, in attesa che le maschere aprano le porte per accedere alla sala, qualcuno sorseggia ancora l’ultimo sorso di vino, ed ecco che tra la gente si fa strada un personaggio buffo, Adrian, lo scemo del villaggio che, dopo qualche esitazione dovuta al fatto che la maggior parte delle persone non si è ancora resa conto che lo spettacolo è già iniziato, annuncia, in lingua yiddish, che di là, in sala, sta per cominciare qualcosa di interessante, di divertente, di bello a cui tutti sono invitati a partecipare.
Appollaiato su uno sgabello, comincia a distribuire dei volantini invitando la gente ad entrare e prender posto; i ritardatari o quelli che indugiano vengono letteralmente caricati sulle spalle dagli attori, che si aggirano tra le poltroncine, e messi a sedere alla bell’e meglio dove capita.
Sul palco i musicisti sono già all’opera, i preparativi per la festa fervono e si respira un’atmosfera gioiosa che coinvolge fisicamente anche il pubblico (diversi, infatti, gli spettatori coinvolti in gag divertentissime, alcuni addirittura vengono letteralmente trascinati sul palco diventando parte integrante dello spettacolo).
Si prepara la festa di nozze per due giovani amanti del villaggio e quello a cui assistiamo è un delirio di emozioni, siparietti divertenti, poetiche acrobazie, e musica klezmer, il tutto condito in salsa yiddish, lingua in cui si esprimono tutti i personaggi di questa affascinante storia. La parola, però, non è certo il fulcro di questo spettacolo, le suggestioni e le atmosfere create dagli attori unite alle sonorità della musica klezmer sono molto più eloquenti di qualsiasi testo, tanto che il pubblico non ha bisogno di sopratitoli per capire, gli basta immaginare il substrato di emozioni che lo spettacolo è in grado di regalare.
Ed è proprio la musica a far da sfondo a questa storia, un fil rouge che attraversa e accompagna ogni momento della narrazione; gli attori si muovono freneticamente sulla scena che fotografa accuratamente l’ipotetica piazza, di un qualsiasi villaggio yiddish dell’est europeo in cui si incontrano e intersecano le storie e le vite dei personaggi, dalla coppia di innamorati protagonisti della tanto attesa festa di nozze, agli sposi in crisi che litigano e si rincorrono tra il pubblico, per finire con lo scemo del villaggio, personaggio chiave di tutto il racconto che, tra farse e scenette spassose, tiene in mano le fila di tutta la storia.
Quello che la compagnia catalana Ateneu Popular porta in scena è un’esperienza coinvolgente, il pubblico ride, si emoziona, partecipa, festeggia con loro lasciandosi trasportare dalle melodie tipiche della cultura yiddish, in un crescendo di emozioni, risate e atmosfere dal gusto dolceamaro tipico del circo e del nouveau cirque in particolare.
Tutti molto bravi gli attori-acrobati-giocolieri, musicisti compresi; decisamente a loro agio, complice l’atmosfera e l’abilità degli attori nel coinvolgerli, gli spettatori-attori.