“Odio la solitudine: per questo non mi sono mai sposata”.
La monografia come meccanismo drammaturgico è al centro del lavoro del Teatrino Giullare, che sceglie la vita di Coco Chanel come centro focale.
Ma se il vantaggio di concentrarsi drammaturgicamente su un personaggio è quello di fare scaturire una riflessione più ampia da un unico punto centrale, da una vita esemplare cioè, in cui il pubblico, e specialmente quello femminile, può immedesimarsi, se il vantaggio della scelta è questo, in questo lavoro della compagnia l’attenzione rimane sulla storia in sé, senza spaziare accessivamente oltre.
Proprio delle sue biografie si prende gioco Mademoiselle Coco nel testo incompiuto dell’autore Bernard-Marie Koltès.
La dimensione estetica della vita della grande stilista è restituita attraverso gli oggetti scenici: nuvole di cotone, specchi dorati, due abat-jours e l'intramontabile rouge chanel, rossetto-icona di stile, su un comodino.
Quella umana rimane in parte nel testo: nelle sentenze da libro di aforismi e nel gesto con cui la donna che inventò il tailleur rifiuta lo stesso rossetto che era stato il simbolo del suo lavoro, del suo rapporto con la femminilità. Una Coco decadente e stanca, ritratta nelle sue ultime ore di vita, che guarda il mondo con rancore attraverso la veletta nera e riduce il suo dialogo con il mondo al rapporto con la domestica Consuelo.