Prosa
COEFORE/EUMENIDI

Un kolossal riapre il Teatro Grande di Pompei

Un kolossal riapre il Teatro Grande di Pompei

Lieve ed elegante il Teatro Grande degli Scavi Archeologici di Pompei ha riaperto i suoi spazi, nelle serate del 28 e 29 giugno, ed ha accolto un folto ed ammirato pubblico. Il teatro, tornato disponibile in seguito al sequestro da parte della procura di Torre Annunziata che nel 2010 chiuse la struttura a causa dell’inchiesta sui lavori di restauro eseguiti durante il periodo di commissariamento, è ritrovato dagli accorsi splendente solo della sua beltà. Nulla infatti è offerto al fine di onorare ed enfatizzare la bellezza dei luoghi, un lassismo evidente sin nei più semplici dettagli, come il gazebo di fortuna allestito per vendere bibite e patatine o l’assenza di smoking point ed il conseguente prato di cicche.

Questo magnifico teatro, nella serata del 29 giugno, è stato sede di un evento unico nel suo genere come la messa in scena di due delle tragedie con le quali, nel 458 a.C., Eschilo vinse le Grandi Dionisie nel teatro di Dioniso ad Atene: Coefore/Eumenidi, per la regia di Daniele Salvo, note insieme con l’Agamennone (per la regia di Luca De Fusco andata in scena il giorno precedente) con il nome di Orestea.

Il casus belli è, in sintesi, valutare le colpe di Oreste accusato dalle Erinni, divinità dedite a perseguire i rei di omicidio tra consanguinei, di avere ucciso la madre, Clitemnestra, colpevole a sua volta di avere ucciso il marito Agamennone, colpevole a sua volta di avere sacrificato la figlia Efigenia. Attraverso questo vivace fiume di sangue nutritosi delle innumerevoli morti violente che si succedono nella casa reale degli Atridi, Eschilo volle porre l’accento sul tema della giustizia e del suo esercizio nell’evoluzione della società ateniese a lui contemporanea, che la condusse ad evolversi da tribale, in cui la legge del taglione era l’unica dirimente le questioni, a democratica, con l’istituzione di un tribunale popolare eletto ad esercitare la neonata giustizia. Lo slancio energico con cui Eschilo ci proietta verso questa nuova istituzione, con la stessa Atena a presiedere il primo tribunale cittadino, è solo momentaneo poiché più amara risulta la considerazione finale. Dinanzi alla parità dei voti espressi a favore e contro Oreste, Atena pone il suo voto come decisivo e dirime, senza contradditorio e definitivamente, la querelle. E’ in quest’attimo fondamentale che si annida l’incredulità dell’autore ed, in fin dei conti, quella dell’intera società verso una giustizia che possa liberarsi definitivamente dall’arbitrio.

Risulta pertanto poco comprensibile, se non nello spirito dell’ennesima provocatoria “innovazione” stile anni ‘70, la scelta registica di concludere la rappresentazione con la comparsa al centro della scena di una donna nuda portante al seno un nascituro. Resta evidente l’allegoria almeno quanto poca sia sta la comprensione del testo da parte del regista. Ma per quanto la messa in scena nel suo insieme risulta piacevole ed in alcuni attimi si possa ritenere sinceramente ispirata - inteso è il coro delle Coefore, che nere come corvi e rabbiose come cani di bancale, vorticano intorno alla tomba di Agamennone incitando il figlio Oreste all’estremo atto matricida – cristallina è la predominante volontà di trasformare la tragedia in pura spettacolarità, l’ambizione definitiva ad essere kolossal. Tante le coreografie, almeno quante le parti cantate, in playback, dal coro. Troppo enfatizzate le figura delle Erinni, interpretate con maestria e persuasione, che apparse sulla scena come zombie carnevaleschi rotolano e gridano, alzando un gran polverone nello spazio un tempo destinato all’orchestra che lasciata in terra (poco) battuta, divengono più persecutorie nei confronti del pubblico tossente che dello stesso Oreste. Conseguente risulta essere il pomposo stile declamatorio del recitato, che tocca i suoi picchi massimi con Elettra di Francesca Ciocchetti e con Clitemnestra di Elisabetta Pozzi.

Ahinoi, il lodevole impegno produttivo da parte dell’Istituto Nazionale del Dramma Antico - ONLUS di Siracusa - nel centenario della sua fondazione, non trova in queste vesti eccentriche la sua giusta gratificazione.

Visto il 29-06-2014
al Teatro Grande di Pompei (NA)