La perfetta identità tra la musica e il movimento è la matrice assoluta del lavoro della coreografa Adriana Borriello, capofila della ricerca coreografica in Italia. Dopo il debutto alla Biennale Danza 2016 lo spettacolo ”Col Corpo Capisco #2”, secondo movimento del più ampio percorso Col Corpo Capisco, ancora una volta analizza i modi di trasmissione attraverso il linguaggio del movimento e viene costruito sui principi di tema e variazione.
Inserito nell’ambito della rassegna Aprile in Danza e andato in scena il 22 aprile al Teatro Palladium, questo lavoro resta ben in linea con una stagione che volge lo sguardo alle avanguardie contemporanee italiane e europee. Esso costituisce, infatti, la prima modifica generata dall’ingresso di una quarta interprete (Cinzia Sità) che, nel confrontarsi con i principi e la scrittura coreografica del tema principale, pone nuovi interrogativi e obbliga a una ri-generazione e ri-scrittura della partitura coreografico-musicale originaria.
Si cerca di spiegare come il corpo sia una singola unità capace di manifestarsi in forme molteplici e allo stesso tempo sia materia e ambiente ricettivo di un materiale sonoro fatto di musica elettronica, sirene e suoni ora naturali, ora metallici.
Le infinite variazioni di un passo
In uno spazio vuoto le interpreti si muovono come dietro le quinte prima di una performance in una sorta di rito preparatorio che le vede districarsi tra tubi, bauli, fili elettrici e vestiti da riordinare. Tutto deve essere al suo posto prima di cominciare questo viaggio dentro il corpo.
L’impulso della coreografia è data da un tema generale, il passo, elemento semplice per eccellenza che, tuttavia, viene analizzato e frammentato nelle sue possibili variazioni ritmiche e spazio-temporali, secondo un criterio di crescente accumulazione. Le camminate disegnano cerchi, curve e diagonali e vengono eseguite con differenti qualità di movimento, a volte sospese, a volte nervose e staccate.
Quasi sempre la quarta interprete, l’unica vestita di bianco, si muove a specchio rispetto alle altre vestite di nero (Donatella Morrone, Ilenia Romano e la stessa Adriana Borriello). Nei singoli assoli spesso le danzatrici vengono manipolate e guidate attraverso il contatto con le altre che in quel momento non sono protagoniste ma incarnano una sorta di ausiliari esercitanti una vera e propria arte maieutica che genera il movimento dall’una all’altra. La coreografia cerca di rendere lo spettatore in grado di percepire la danza come suono incorporato, come musica che si vede e si esprime attraverso il corpo. La ricerca del movimento, lungi dal voler raggiungere una precisione fine a se stessa, si prefigge di rintracciare un segno capace di esprimere un messaggio.
Due pensieri in un unico corpo
L’unione tra un pensiero geometrico di stampo analitico-cartesiano e un altro maggiormente intuitivo ed espressionista sta alla base di questa grande comunicazione e fonde il modo in cui l’uomo vive le esperienze quotidiane con un approccio matematico rispetto al corpo. ”Col Corpo Capisco #2” riuniscono due metodologie di lavoro sul corpo: una prima di tipo ontologico che indaga sulla fisicità e funzionalità corporea e una seconda di tipo organizzativo che si sviluppa nella progettazione spazio-temporale del movimento.
Ancor prima, alla base di questi due pensieri vi è l’identità tra suono e movimento, ovvero l’identità tra il linguaggio musicale e coreutico che spiega come tutto ciò che si può fare con il movimento si possa esprimere anche con il suono e viceversa.
Spettacolo: ”Col Corpo Capisco #2”
Visto al Teatro Palladium di Roma.