Nella sontuosa e suggestiva cornice del Teatro Valli di Reggio Emilia il 29 e 30 ottobre è stata protagonista indiscussa la danza di Mauro Bigonzetti e Henry Oguike, messa in scena dalla Compagnia Aterballetto che ha interpretato il trittico formato da “Come un respiro”, “Front Line”, “H+”.
"Come un respiro", coreografia firmata da Mauro Bigonzetti, qui in prima nazionale, in realtà è una creazione nata in Germania nel maggio 2009, frutto di una co-produzione tra Movimentos-Festwochen der Autostadt in Wolfsburg e la Fondazione Nazionale della Danza Aterballetto.
Come un respiro esalta la bellezza del corpo, sensibile strumento di comunicazione.
La coreografia si coniuga sapientemente con la musica di Handel, che come dice Bigonzetti è ispiratrice di “un vortice che sembra trasmettere un’eco di spazi infiniti”.
Una fila frontale di danzatori: nove donne e cinque maschi. La coreografia, caratterizzata da duetti, assoli, quintetti, insiemi, scorre fluidamente, aprendosi e chiudendosi verso un finale identico all’inizio, in una struttura compositiva semplice e simmetrica, ma comunque di forte impatto scenico ed emotivo. La coreografia procede per sequenze unite tra di loro, ognuna portatrice di un proprio umore, di un proprio stato d’animo che si modula e si esprime attraverso il contatto dei corpi. I corpi sono fatti di tensioni e movimento che sembrano quasi voler cogliere il respiro dell’universo. Da notare l’uso delle punte per le danzatrici, che contribuisce a rendere continuo il disegno del corpo, all’interno delle sequenze di ogni singola coppia. In ogni sequenza muta l’approccio dinamico, la qualità del tocco, la sospensione e la vicinanza dei corpi e il linguaggio della danza trova nuove sfumature e dettagli.
Il respiro del titolo si espande dalla musica nei corpi e dai corpi nello spazio: una circolarità che mette il luce il talento e la bravura dei singoli interpreti.
Il progetto artistico di Cristina Bozzolini, direttrice dell’Aterballetto prevede di far lavorare la compagnia dell’Aterballetto oltre che sul repertorio di Mauro Bigonzetti anche sul linguaggio molteplice ed eclettico della coreografia di oggi. In questo contesto si inserisce l’entrata in repertorio di Front Line, coreografia firmata da Henry Oguike, un pezzo del 2002 per sei danzatori, presentato qui in prima nazionale, che risponde al desiderio di confronto espresso da Cristina Bozzolini. Oguike è un coreografo anlo-nigeriano, autore come Bigonzetti che ha firmato molte creazioni ispirate direttamente dalla musica: in questo caso la partitura che ha dato forma al lavoro coreografico è il “Quartetto di archi n.9 in mi bemolle maggiore op. 117” di Dimitri Shostakovich. Nelle serate di debutto al Valli la musica è stata eseguita dal vivo dal Quartetto dell’Istituto Superiore di Studi Musicale “Achille Peri”, in scena insieme ai danzatori. È un lavoro giocato a stretto contatto con l’incalzare della musica, che infonde nel gruppo un andamento battente, in cui la geometria degli spazi è scandita dal disegno luci-caratterizzato da corridoi di luce e di ombra- e dal suono dei piedi sul tappeto danza.
La musica di Shostakovich ha una forte fisicità ed espressività: la danza traduce abilmente queste qualità della musica. Il timbro espressivo della partitura musicale viene espressa attraverso gli accesi confronti di coppia, le repentine cadute, i balzi finali per terra.
I danzatori, impegnati in danze selvagge e travolgenti, con i loro corpi esprimono il continuo mutamento degli stati d’animo e infondono energia e forza alla coreografia.
Il lavoro conclusivo del trittico dell’Aterballetto è "H+", creazione di Mauro Bigonzetti, presentata qui in prima assoluta, su musiche e testi dei Jezz Dogs, ovvero Federico Bigonzetti – figlio del coreografo, batterista e compositore e Mark Borgazzi, cantante, figlio del musicista Ivano Borgazzi. Insieme con i danzatori e il coreografo hanno lavorato su una creazione dedicata all’acqua, intesa come elemento che “origina e genera, che purifica i corpi, che istiga alla guerra, diritto inalienabile eppure bene conteso come forma di ricchezza”, ma anche metafora di un percorso evolutivo, che appartiene alla giovinezza.
La creazione è caratterizzata da una danza sospinta da sonorità “live” liquide ed evocative, percussive e terrene: un lavoro che riparte dalla base del movimento e dalla sua immediata relazione col suono, utilizzando l’acqua come elemento che simboleggia la vita che si rinnova. L’acqua bagna e risveglia, viene versata in bicchieri dorati, scorre tra gli impulsi di una danza energetica, scattante, circolare. L’acqua, a cui la creazione si ispira, rappresenta l’impulso alla trasformazione del movimento e il desiderio di cambiamento.
H+ vuole essere una riflessione, una ricerca verso il “sempre più piccolo”, che partendo dal suono e dal gesto, elementi alla base delle forme, ci guida lungo un percorso creativo fatto di reciproche evocazioni sino a giungere ad una struttura coreografica, che è fusione di suoni, gesti, movimento, ritmo, dinamica ed energia.
L’intenzione è di trasmettere ed evidenziare il piacere ed il fascino che sono innati nei corpi in movimento: la ricerca qui messa in atto - attraverso il connubio tra danza, musica e voce, è quella di una sintonia perduta e collettiva con il ritmo di una natura che si rinnova.