Prosa
COME VI PIACE

Purché vi piaccia...

Purché vi piaccia...

Come vi piace (As You Like It), fra le commedie di William Shakespeare, è la più allestita al mondo, forse perché è un meccanismo teatrale tra i più poetici e divertenti che il Bardo abbia scritto.
Tuttavia, risulta fra i testi meno rappresentati in Italia e l’adattamento che ne ha fatto il regista Leo Muscato per il Teatro Stabile di Torino – in collaborazione con l’Estate Teatrale Veronese – in scena al Teatro Carignano fino al 5 giugno si concentra molto sul “cosa” fanno gli attori in scena anziché sul “come”.

L’inizio dell’opera sembra preludere al dramma: due fratelli (Orlando e Oliver, interpretati rispettivamente da Daniele Marmi e Matteo Baiardi) sono in conflitto per questioni ereditarie; un Duca amato da tutti viene spodestato dal fratello usurpatore; a Corte il maggior divertimento attraverso combattimenti durante i quali un lottatore (il divertentissimo Vittorio Camarota), spezza le ossa ai propri avversari.
L’unica speranza è la fuga e chi fugge lo fa per i motivi più disparati: sotto false sembianze, oppure alla ricerca del proprio amore, che crede perduro, oppure trovandolo inaspettatamente, pur essendo le sue motivazioni molto più “carnali; è il caso del Buffone (nell’interpretazione adeguatamente misurata di Eugenio Allegri), il quale nel tentativo di insidiare la bella pastorella Audrey, finisce per stipulare con lei un contratto di “civile legame d’amore” (la forma più vicina al matrimonio, tema, oggi come allora, molto attuale).
Chi fugge giunge nella Foresta di Arden, un luogo dove tutto può accadere, uno spazio fuori dal mondo che la regia di Muscato definisce semplicemente con una quantità di foglie sparse sul palcoscenico e un unico albero, con il quale si relazione un solo personaggio: il misterioso Jacques (Michele Di Mauro), una sorta di alter ego bucolico del buffone di corte; anzi, lui buffone vorrebbe proprio diventarlo, ma alla fine sarà il solo dei protagonisti a rimanere lì dove è stato trovato a riflettere ancora e più profondamente su ciò che gli piace/lo rende felice. Arden è uno spazio fuori dal mondo, creato da Shakespeare a immagine e somiglianza dell’idea che ciascuno ha della propria felicità, in netta contrapposizione con l’ambiente della Ducato, a cui (quasi) tutti i protagonisti alla fine ritorneranno, non sapendo rinunciare al potere che, in qualche modo, si vedono restituito.

Una commedia corale, nella quale la maggior parte degli attori in questa commedia recita più di un ruolo (in particolare sono o da citare Marco Gobetti nel doppio ruolo del Duca buono e del fratello usurpatore; e Giulio Baraldi, nella spassosa e credibile versatilità dei numerosi ruoli che a lui spetta ricoprire); perché “Tutto il mondo è un palcoscenico e tutti gli uomini sono attori che recitano una parte”.

Il testo shakespeariano dà l’impressione che alcune situazioni non vengano portate a termine, tuttavia c’è qualcuno che ha il compito di mettere a posto le cose ed è Rosalinda (la giovane Beatrice Vecchione, una rivekazione, ndr): colei che assume le sembianze di un uomo per fuggire dalla Corte e, con passione, da uomo, si finge di essere quello che in realtà è per mettere alla prova l’amore di Orlando nei suoi confronti. Lei è la prima eroina shakespeariana davvero protagonista ed è anche la prima donna a recitare un epilogo, congedando gli spettatori.

La musica ha le sua importanza in questo allestimento: il musicista e compositore Dario Buccino la esegue in scena, con il solo ausilio di una chitarra acustica e di un violino, declinandola in quattro temi principali, che si ripetono: Orlando, Amore, Foresta e Jacques.
Il coro delle pecore, interpretato da tutti gli attori in apertura del secondo atto, è una pagina bucolico-musicale che merita di essere tramandata ai posteri.

Visto il 19-05-2016
al Carignano di Torino (TO)