Tra gli appuntamenti padovani legati alla Pasqua, uno in particolare si è distinto per l’attrattiva delle proposte. Lunedì 30, al Santuario del Pilastrello a Lendinara, e martedì 31 marzo, all’Abbazia benedettina di Praglia, l’Orchestra di Padova e del Veneto, guidata da Sergio Balestracci, il coro La Stagione Armonica e il mezzosoprano Cecilia Molinari hanno offerto due serate musicali particolarmente stimolanti. L’attrattiva del concerto è costituita dai lavori inediti di Andrea Stefano Fioré. Nato a Milano nel 1686 (figlio d’arte del compositore e violoncellista Angelo Maria Fioré) si rivelò un bimbo prodigio per la feconda vena creativa che lo caratterizzò fin dalla giovane età. La precoce sensibilità musicale gli assicurò, già a dodici anni, un posto nella prestigiosa Accademia Filarmonica di Bologna. L’intensa attività produttiva, soprattutto durante il periodo nel quale fu maestro di cappella di Vittorio Amedeo II a Torino, lo pose al centro di intensi contatti con i massimi compositori coevi. Grazie alla posizione di spicco rivestita, in tutta Europa, dalla dinastia dei Savoia, le opere di Fioré circolarono ampiamente, tanto in Italia quanto all’estero. Oltre alle numerose composizioni operistiche, molto produsse anche nell’ambito sacro: gli competeva la stesura di brani appositamente concepiti per la corte sabauda nella Cappella della Sindone. L’ascolto odierno di Fioré è merito, in gran parte, della musicologa Marie Thérèse Bouquet che ha salvato dal macero le partiture ammassate negli scantinati del Duomo di Torino. In apertura si ascolta il Miserere (Salmo 50) a 8 voci, archi e basso continuo che evidenzia la capacità dell’autore di piegare le conoscenze teoriche alla felice inventiva musicale. Il Vespro dei defonti a 8 voci, archi e basso continuo (datato, con incertezza, al 1724) contribuisce a dare rilievo alla lodevole preparazione contrappuntistica. Oltre agli inediti vi è la possibilità, per il pubblico, di ascoltare il raro Salve Regina per mezzosoprano, archi e basso continuo, al momento ultimo lavoro noto di Domenico Scarlatti, e l’altrettanto infrequente Nisi Dominus (salmo 126) RV 608 per mezzosoprano, archi e basso continuo di Antonio Vivaldi. La voce muliebre impegnata nelle ultime due opere citate è quella del mezzosoprano Cecilia Molinari. La giovanissima interprete merita un elogio per l’intensa prestazione che si avvale del timbro suadente, dell’omogeneità e dell’agile duttilità nell’affrontare i molteplici passaggi melismatici. La prova del coro La Stagione Armonica rende piena giustizia ai riscoperti brani di Fioré. L’Orchestra di Padova e del Veneto si affida alle indicazioni consapevoli di Sergio Balestracci che ha evidente empatia con questo repertorio, da sempre suo terreno d’elezione. Il pubblico risponde con entusiasmo al termine della serata.