Musica
CONCERTO FILARMONICA TEATRO REGIO DI TORINO

Il Settembre dell’Ac…


	Il Settembre dell’Ac…

Il Settembre dell’Accademia sconfina nel mese di ottobre con l’ultimo concerto sinfonico in programma per la rassegna, giunta alla XXIV edizione. Lunedì 5 ottobre 2015 il palco del Teatro Filarmonico di Verona ha ospitato la Filarmonica del Teatro Regio di Torino. L’orchestra, fondata nel 2003 con il nome di Filarmonica 900, a sottolineare la grande considerazione rivolta al repertorio del secolo scorso, è guidata, dal 2007, da Gianandrea Noseda, direttore musicale della fondazione piemontese. A Verona, assieme a lui, è presente il pianista macedone Simon Trpčeski. Nella prima parte si ascoltano entrambi i musicisti nel Concerto per pianoforte e orchestra n. 2 in Do minore Op. 18 di Rachmaninov. Il lavoro del compositore russo, vera star della tastiera nella prima parte del XX secolo, ha un sapore tardoromantico influenzato dai grandi autori ottocenteschi. L’esecuzione veronese ha messo in luce le qualità virtuosistiche di Simon Trpčeski, penalizzando, a tratti, le peculiarità espressive richieste dal concerto. La tecnica del pianista si è apprezzata fin dal principio, nel serrato dialogo con l’orchestra, benché le scelte, non sempre omogenee, di Noseda abbiano creato qualche intoppo nell’unitarietà dell’esecuzione. Al termine della prova, condotta con oculatezza nel fraseggio e virilità fonica, lo strumentista si è cimentato in due bis: il Vocalise Op. 34, n. 14 (dello stesso compositore), assieme al primo violoncello della compagine torinese, e un vitale brano tradizionale macedone La città della poesia.

La seconda parte è interamente occupata da Shéhérazade, grande affresco sinfonico composto da Nikolay Rimsky-Korsakov e presentato al Teatro Mariinskij di Pietroburgo il 28 ottobre 1888. La fonte è costituita da alcuni brani tratti dalle Mille e una notte, l’antica raccolta araba di favolose storie divenuta celebre in Occidente durante il XVIII secolo. I quattro episodi che compongono la suite conducono l’ascoltatore nel magico mondo orientale, con sonorità ora cullanti, ora selvagge. La tavolozza coloristica, predisposta dall’autore, è ricchissima, basti citare l’ampio e variegato organico: ottavino, 2 flauti, 2 oboi, corno inglese, 2 clarinetti, 2 fagotti, 4 corni, 2 trombe, 3 tromboni, basso tuba, timpani, tamburo, grancassa, piatti, triangolo, tamburello, tam tam arpa, archi. Noseda sembra preferire una lettura veemente, dimentica sovente delle molteplici tinte e delle cangianti dinamiche. Spiccano gli interventi del primo violino, degli ottoni e dei legni. Alquanto problematici e disomogenei i passaggi riservati al violoncellista, già udito nel bis con Trpčeski, che non è parso a proprio agio nell’affrontare le sezioni a lui riservate. Nel complesso la prestazione è andata calando, d’intensità e precisione, durante la serata. L’orchestra filarmonica del Teatro Regio di Torino ha dato prova, in quest’occasione, di potenzialità indubbiamente interessanti ma non pienamente convincenti. Anche la guida di Noseda ha mantenuto una sorta di correttezza generale, priva però di risvolti personali. In chiusura è stato offerto un bis, la sinfonia dal Nabucco di Giuseppe Verdi dove, salvo alcune sbavature, la compagine sabauda è risultata maggiormente coesa. Calorosi gli applausi finali, provenienti da una sala gremita in ogni ordine di posti.

Visto il
al Filarmonico di Verona (VR)