Musica
CONCERTO PAPPANO E SHAHAM

In esclusiva per il Veneto…


	In esclusiva per il Veneto…

In esclusiva per il Veneto, giungono in città Sir Antonio Pappano e l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. L’istituzione non abbisogna di presentazioni, vista la rilevanza assunta a livello nazionale e il forte slancio degli ultimi anni, in particolare dopo l’arrivo di Pappano che dal 2005 ne è direttore musicale. Con un secolo di vita alle spalle, l’orchestra romana, prima in Italia a dedicarsi, quasi esclusivamente, al repertorio sinfonico, mostra una completezza e una proprietà esecutiva senza pari nel panorama musicale del nostro paese. Il programma veronese è un esempio e un banco di prova lampante per la dimostrazione delle qualità maturate nel tempo, fino alla riuscita e lodata guida di Pappano nell’ultimo decennio. L’apertura spetta alla Sinfonia da Semiramide di Gioachino Rossini, autore particolarmente caro al direttore inglese. La sua frizzante lettura va oltre i canoni strutturali, legati al genere operistico, e trae forte ispirazione dall’inventiva rossiniana. La compagine mette in mostra tutte le proprie peculiarità: i fiati brillano per perizia ed estrema raffinatezza, ma non deludono anche le altre sezioni, ben amalgamate e precise.

Ad una introduzione così riuscita, segue una proposta allettante per l’ulteriore partecipazione di un violinista appartenente alla schiera dei massimi virtuosi odierni. Si tratta di Gil Shaham, solista raramente presente sui palcoscenici della Penisola, interprete rinomato di un repertorio vastissimo che si estende fino alla contemporaneità, con lavori scritti appositamente per lui. A Verona lo si apprezza nel temibile Concerto per violino e orchestra in Re maggiore Op. 35 di Pëtr Il’ič Čajkovskij. Il lavoro, concepito tra marzo e aprile del 1878, suggella un periodo d’intensa attività per il compositore russo, destinato a cadere, negli anni a venire, in profonde crisi creative. Venne sottolineata, fin dal debutto, lungamente ritardato, l’impervia tessitura affidata allo strumento e la critica non mancò di manifestare, per questo e altri motivi, la sua contrarietà nei confronti della composizione. Shaham fa scordare tutte le diatribe e ci pone di fronte alla sua portentosa interpretazione: la tecnica agguerrita, la piena padronanza stilistica e la maturità di mezzi lo rendono esecutore ideale di questa pagina. Non si tratta di uno sterile esercizio virtuosistico ma di un perfetto bilanciamento coloristico che coglie l’ampia gamma emotiva, gli spunti classicheggianti e i riferimenti alla danza. Pappano, dal canto suo, sa bene come accompagnare dando il giusto spazio al solista ma sempre senza dismettere i panni di guida sapiente e artefice accorto.

A lui tocca anche il non facile compito, nella seconda parte della serata, di dirigere l’esecuzione della monumentale Sinfonia n. 3 in Do minore Op. 78 ‘avec orgue’ di Camille Saint-Saëns, compositore dal “multiforme ingegno” capace di affrontare i più disparati generi musicali. La lunga esistenza (nacque nel 1835 e morì nel 1921) gli permise di confrontarsi tanto con stilemi romantici quanto con l’impressionismo musicale decretando la sua ampia e felice energia produttiva, lungo due secoli così ricchi di novità e mutamenti. Questa sinfonia è l’esaltazione dello spirito francese nel quale si innestano elementi passati e coevi: alla solennità viene contrapposta la gravità, in un tripudio sonoro connotato dall’insolita presenza del pianoforte e, per l’appunto, dell’organo, vero padrone incontrastato nel finale. La grandiosa opulenza, magniloquente nell’esibire il pieno controllo dei dettagli, trova piena valorizzazione nella prestazione dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia che ha modo, con una simile partitura, di sfruttare tutto il proprio organico, dando prova della ricchezza espressiva e della connaturata abilità nella resa particolareggiata del dettato musicale. Ancora una volta Pappano imprime una propria definita visione dell’opera che tende a sottolineare l’elemento elegiaco e inquieto, con la pervasiva presenza dell’incipit dalla sequenza gregoriana del Dies irae. Il trionfo finale è salutato da un effervescente bis rossiniano (già due, bachiani, erano stati concessi, a grande richiesta, da Shaham): con la Sinfonia da Il barbiere di Siviglia si tornano ad ammirare i colori e la precisione dei singoli passaggi nelle mani di Pappano e degli orchestrali tutti.

Visto il 25-09-2016
al Filarmonico di Verona (VR)