Musica
CONCERTO SWEDISH RADIO SYMPHONY ORCHESTRA

La stagione sinfonica del …


	La stagione sinfonica del …

La stagione sinfonica del Teatro La Fenice di Venezia prosegue ospitando un’orchestra in tournée e aprendo al pubblico uno spaccato su attività e qualità musicali esterne al nostro paese. Tra un’esibizione a Pavia e una a Perugia, la Swedish Radio Symphony Orchestra fa tappa anche in laguna per proporre un programma interamente brahmsiano. La gloriosa compagine svedese, che negli anni ha visto succedersi alla propria guida direttori del calibro di Sergiu Celibidache, Herbert Blomstedt, Esa-Pekka Salonen, Evgenik Svetlanov, è attualmente guidata da Daniel Harding. All’interno di una stagione che mira all’esecuzione dell’integrale sinfonico bruckneriano, è assolutamente imprescindibile e stimolante un confronto con l’opera dell’eterno rivale Johannes Brahms. In particolare quando la serata prevede due capolavori quali il Concerto per violino e orchestra in re maggiore op. 77 e la Sinfonia n. 2 in re maggiore op. 73. La prima composizione risale all’estate del 1878 e vede profondamente coinvolto, come fidato consigliere, l’amico fraterno József Joachim, illustre violinista stimato e influente all’epoca. I consigli di un esecutore, in merito alla fattibilità di taluni passaggi e all’efficacia della scrittura, danno alla partitura una densità tardoromantica memore delle lezioni dell’amato Beethoven ma anche dello stimato Viotti e dei più vicini Mendelssohn, Schumann e Bruch. Le dimensioni sinfoniche, con l’ampio spazio riservato all’orchestra, si fondono con gli interventi solistici che tributano ancora un omaggio alla venerata classicità viennese. Veronika Eberle, giovane violinista tedesca, tornisce le frasi con musicalità innata. La sua prova denota una salda preparazione tecnica che si sprigiona con il procedere della serata: alle tinte molteplici, frutto di un’espressività già ben padroneggiata, si affianca lo sfoggio di indubbie potenzialità virtuosistiche, mai posposte alla ricerca di una linea pulita e improntata alla cantabilità. Il dialogo con l’orchestra esibisce anche la valida coesione della compagine svedese, con un apprezzamento particolare per la sezione degli archi, e l’impronta personale gestita con maturità da Harding, profondo conoscitore del repertorio tardo ottocentesco. Di poco antecedente è la seconda sinfonia che, con la sua spontaneità e la danzante semplicità, ottenne un successo immediato dopo la prima esecuzione del 30 dicembre 1877 ad opera di Hans Richter, alla testa dei Filarmonici di Vienna. I rimandi consueti e devoti agli stimati predecessori costituiscono un tratto essenziale del linguaggio di Brahms il quale trova rifugio nella natura per la stesura delle proprie idee che paiono celare, nella complessa struttura formale, una fuga dal mondo contemporaneo. Anche in questo caso la prestazione dell’orchestra evidenzia una profonda sintonia con il direttore inglese. Il suono terso, malleabile e sfumato, con rade sbavature, non teme i passaggi più intricati dove interviene la mano di Harding a dettare precise istruzioni espressive. Il trionfo finale è suggellato da un bis travolgente, Skocná (Allegro in fa maggiore) dalla seconda serie di Danze slave op. 72 di Antonín Dvořák, con cui viene ringraziato il festante pubblico.

Visto il 28-04-2016
al La Fenice di Venezia (VE)