È più facile…


	È più facile…

È più facile confidarsi con uno sconosciuto. Quello che d’altronde è - alla prima seduta - lo psicoanalista scelto per raccontare le proprie paure, nevrosi e dubbi sul senso della vita, della propria almeno. Una facilità di comunicazione probabilmente favorita dalla professione afferente la sfera medica e, forse per questo, rassicurante.

E se, invece, si scoprisse che il professionista è d’altro tipo? Ad Anna, protagonista della pièce, pare importar poco. Anche una volta capito di aver suonato al campanello sbagliato, per lei sembra non rappresentare alcun problema il fatto che la consulenza offerta da William sia di tipo fiscale e che, apparentemente, al di là di numeri, bilanci e tasse l’uomo più di tanto non possa offrirle alcun aiuto. È apparenza, infatti. Il solo fatto di essere ascoltata dal qualcuno, di poter andare nel suo studio, fumare nervosamente una sigaretta mentre riversa le proprie frustrazioni sembra aiutare molto la donna, che arriva persino a mentire al marito sulla natura dei suoi ritardi. E questi dialoghi a senso unico, talvolta cauti e discreti interrogatori da parte di William, paradossalmente servono anche a lui, analista suo malgrado, più che altro improvvisato confidente e spalla su cui piangere. Un uomo solo e troppo schiavo delle abitudini, continuamente invischiato nel tira e molla con la ex, ma affascinato dalla nuova e incredibile circostanza. Tuttavia, la frequentazione tra Anna e William, all’inizio ambigua e con molti momenti di sospensione, sarà tale da veder nascere un tiepido sentimento tra i due, non appieno compreso o riconosciuto, se non sul finale.

La trama è ben congeniata, l’idea di fondo buona. Il gioco degli equivoci, pur se presto risolto, da una certa dinamicità alla struttura narrativa. Anche la scelta di dividere idealmente il palco in due ambienti - i due studi, del terapeuta e del fiscalista - facilitando il passaggio da una scena all’altra con l’ausilio di luci e di interruzioni musicali, funziona e ben si presta allo spazio teatrale. Oltre ai due protagonisti, impersonati da Caterina Bajetta e Ettore Distasio, i personaggi rappresentati dalla ex e dal vero psicoanalista - che una volta sbrogliata la matassa, diventerà una divertente guida per William e, di riflesso, anche per Anna - risultano adeguatamente tratteggiati e mai troppo invadenti, quasi giocassero in secondo piano senza scomparire del tutto dalla scena. In alcuni punti però la narrazione procede con una certa lentezza e, in chiusura, le quasi due ore di spettacolo sembrano essere un po’ troppe per raccontare una storia il cui lieto fine diventa, ad un certo punto, abbastanza prevedibile. Nel complesso, si tratta di un prodotto ben confezionato, in cui il mix equilibrato tra commedia e dramma psicologico ne rende piacevole la visione.