Prosa
CORIOLANO

Quando la democrazia è 'diretta'

Quando la democrazia è 'diretta'

Marco Plini dirige il Coriolano di William Shakespeare, opera politica tra le meno rappresentate del drammaturgo inglese, in un adattamento che vede in scena gli attori del Centro Teatrale MaMiMò.

La mediazione politica
Le imprese vittoriose del condottiero romano Caio Marzio, detto Coriolano, contro i Volsci lo rendono il candidato ideale per la carica di console. Tuttavia, egli è un intransigente conservatore, disprezza il popolo – ritenendolo codardo – ed è ostile (e altrettanto inviso) ai tribuni della plebe (Giusto Cucchiarini e Cecilia Di Donato), resi sobillatori dall’esercizio della mediazione politica.
A loro si contrappongono Menenio Agrippa (Luca Cattani) e il console Cominio (Marco Merzi), inizialmente tra i più ferventi sostenitori di Coriolano.

Una Repubblica "da bere"
In questo allestimento la Roma proto-repubblicana sembra scontrarsi con un’atmosfera in stile “Milano da bere”, degli anni Ottanta, complici i costumi dei senatori romani (rappresentati come “yuppies”), una colonna sonora adeguata e coinvolgente e il video editing, che al momento opportuno coinvolge “live” il pubblico, trasformando la platea in un consesso pubblico di cittadini romani.
L’esito dell’assemblea risulta ribaltato e Coriolano viene bollato come nemico del popolo e quindi condannato all’esilio. Decide dunque di allearsi con il capo dei Volsci per cingere d’assedio Roma e solo l'estremo intervento di sua madre Volumnia (Valeria Perdonò) convince il guerriero romano a salvare la sua città dalla distruzione. Ma il suo destino è ormai segnato, per aver tradito l’alleanza coi Volsci.

Potere e manipolazione
Una edificante metafora sul potere politico e sul suo legame con la contemporaneità, un “esperimento di democrazia diretta”, del quale diventa partecipe il pubblico che assiste allo spettacolo, nel momento in cui è invitato dagli attori stessi a scegliere l’esilio oppure la morte per il protagonista.
Il regista spinge lo spettatore a prendere una posizione, ma in questa dialettica continua – a teatro come nella vita – disponiamo degli elementi necessari per “pensare la politica” o l’estrema consapevolezza di essere manipolati è già un traguardo?

Visto il 21-12-2016
al Cavallerizza di Reggio Emilia (RE)