Prosa
CORRUZIONE A PALAZZO DI GIUSTIZIA

Macerata, auditorium San Paol…

Macerata, auditorium San Paol…
Macerata, auditorium San Paolo, “Corruzione al Palazzo di Giustizia” di Ugo Betti LE IMPERFEZIONI UMANE Il cartellone dello Sferisterio Opera Festival si è arricchito di una ulteriore proposta, la lettura scenica di Corruzione al Palazzo di Giustizia, di Ugo Betti, adattato da Pierfrancesco Giannangeli e Pier Luigi Pizzi, un grande gioco degli inganni sull'ipocrisia dei giudici (e degli uomini in senso lato) che Silvio D'Amico definì “uno dei più potenti drammi del Novecento”. Scritto nel 1944 e andato in scena nel 1949, narra di un caso di corruzione dentro un non precisato palazzo di giustizia, come appunto rivela il titolo, corruzione che sottende alla lotta per il potere tra i giudici che vogliono occupare il ruolo di presidente del tribunale, scalzando il presidente attuale con ogni mezzo. Archetipo della lotta dell'uomo contro l'uomo, nel testo domina un senso di colpa e di angoscia, lo sguardo del drammaturgo si appunta sui mali del presente e li denuncia con lucidità e freddezza. L'uomo che ne esce è solo, in preda all'inquietudine esistenziale, non esente da un mistero insondabile. Ma la riduzione punta “sull'accettazione dell'animo umano quale elemento imperfetto che regola la vita nelle sue forme più diverse” (così nelle note di Giannangeli). Infatti il testo è stato sintetizzato e sfrondato a favore dei dialoghi che descrivono l'atmosfera e il plot, concentrandosi soprattutto sul confronto tra Cust e Croz, gli avversari nella lotta per il potere, con sullo sfondo Vanan e sua figlia Elena, le vittime sacrificate a causa di un fatto inventato e pretestuoso che diventa reale. La lettura ha segnato il debutto come attore di prosa di Pier Luigi Pizzi: il suo Croz vive senza una morale ed è abile a simulare un malore per costringere il rivale Cust a dichiararsi colpevole. Luca Bastianello è Cust, parimenti senza morale e senza alcun senso delle istituzioni, ha voce splendida e piglio drammatico. Maria Chiara Pedersini è una implorante Elena (unico personaggio con un nome riconoscibile). Alberto Terrani è Vanan, il presidente del tribunale, l'uomo da distruggere, che sente come una missione il suo lavoro, “l'onore e la responsabilità di essere giudice”. Con loro il narratore Savino Liuzzi, in un ruolo di raccordo descrittivo. Lo spettacolo è andato in scena con il sostegno della commissione cultura del Consiglio Nazionale Forense e la collaborazione del Centro studi teatrali Ugo Betti di Camerino, diretto da Giannangeli. Poco pubblico, stante la calura pomeridiana ma location azzeccata: la ex chiesa di San Paolo aumenta la forza evocativa della lucida ed essenziale parola di Betti. Visto a Macerata, auditorium San Paolo, il 26 luglio 2009 FRANCESCO RAPACCIONI
Visto il
al Lauro Rossi di Macerata (MC)