Lirica
COSì FAN TUTTE

Con l'amore non si scherza! “Così fan tutte” a Ravenna chiude la Trilogia d'autunno

Così fan tutte
Così fan tutte © Zani Casadio

E' il terzo capitolo della Trilogia d'autunno – prolungamento del Ravenna Festival 2022 – il Così fan tutte del fortunato sodalizio Da Ponte/Mozart. I primi due, Le nozze di Figaro e Don Giovanni, li abbiamo già commentati parlando d'essi in altri nostri interventi, apprezzando la mise en scène e la drammaturgia di Ivan Alexandre per pulizia e schiettezza, per l'incalzante andamento narrativo, per una fedeltà al testo non pedissequa. Nonché per la nitida vaghezza dei costumi di pretto sapore settecentesco.

GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA

Un po' meno la scelta, condivisa con Antoine Fontaine, di impiegare una scena unica per le tre opere. Vale a dire un palco da teatranti girovaghi, circondato dai camerini, sul quale a variare sono solamente i fondali in tela. Nel caso presente con scritte, epistole, disegni geometrici; e carte da gioco e dei tarocchi, le stesse che vediamo passar di mano in mano agli interpreti. Con un gran vorticare di teloni, magari a suggerire le ariose vele del naviglio che conduce oltre mare Ferrando e Guglielmo. Tutto funzionale, se visto sotto il segno delle contiguità, delle similitudini, dell'affinità di stile; ma, alla fine, parecchio ripetitivo.

Cherubino, poi Don Giovanni, poi Don Alfonso...

Di questa produzione che ha girato il mondo – dopo Stoccolma, Versailles, Bordeaux e Barcellona - un'intuizione registica c'è piaciuta. Quella per la quale Cherubino negli anni si trasforma in un insaziabile Don Giovanni, trapassando da trepidante “farfallone amoroso” a lascivo donnaiolo. Ora lo ritroviamo più avanti con gli anni, quale Don Alfonso: disincantato epicureo che non ha più cartucce da sparare, intenzionato a dimostrare quanto la fede delle donne sia labile; ma che, d'altra parte, spesso pure i maschietti fan magra figura. 

A portarne i panni è il bravo Christian Federici, ammiccante e brioso, non troppo senile, né troppo caricato; e nella cui validissima interpretazione spiccano voce piena, bel fraseggio, calore, espressività. Da canto suo Miriam Albano è una Despina un po' manierata - ma la colpa è forse della regia -  però dall'emissione fluida e leggera, spigliata e piccante. Come nell'arietta «Una donna a quindici anni».

Vediamo ora le due coppie di amanti

«Così fan tutte è opera all'italiana scritta per voci italiane, e le voci italiane andavano allora famose per essere nitide, ferme, sonore e dolci insieme», scriveva Rodolfo Celletti. Bene, nulla di tutto ciò intravediamo nell'incerta e limitata vocalità della Fiordiligi di Ana Maria Labin, qui decisamente fuori ruolo, al punto da consegnarci un'alquanto mediocre «Come scoglio immoto». Ben superiore le è, vocalmente, José Maria Lo Monaco, tenerissima Dorabella dal timbro pieno, caldo, morbido; e dalla condotta vocale raffinata, accurata, nobilissima. 

Anicio Zorzi Giustiniani impone al suo Ferrando una condotta vocale altalenante, acidula, talora grossolana: vedi l'emissione tremolante con cui spreca l'incanto di «Un'aura amorosa». A sostituire un Robert Gleadow non del tutto in forma (ma poi presente alle due repliche), a spron battuto alla prima è arrivato per interpretare Guglielmo - ruolo già ricoperto nella capitale catalana – il baritono Florian Sempey. Sostituzione invero confacente, perché il cantante francese non solo esibisce sobria eleganza ed ottima voce, ma sa  mostrarsi espressivo ed eloquente in scena.

Un'altra bacchetta femminile

Questa impresa mozartiana, per quanto riguarda le bacchette è volta in gran parte al femminile: dopo Erina Yashima, messa alla guida del Don Giovanni, ad impugnarla per Così fan tutte è la giovane Tais Conte Renzetti, nata in Brasile, formazione musicale in Italia: attualmente si sta perfezionando in direzione d'orchestra presso il Conservatorio Verdi di Milano. Anch'essa un'interessante rivelazione dell'Opera Academy del maestro Muti, per inciso. 

Affronta un impegno non da poco, anzi da far tremar i polsi: però se la cava agevolmente, la lettura della partitura è lineare ed equilibrata, dai siderei tratti apollinei; eppur indubbiamente sempre molto 'teatrale'. La concertazione, trasparente e nitida, tutto il colore orchestrale assai bello; le scelte agogiche azzeccate, staccando tempi che ben sostengono tutto l'arco musicale.

Come gli altri due pannelli della Trilogia d'autunno, l'opera sarà a breve disponibile in visione gratuita sul portale ItsArt.

Visto il 02-11-2022
al Alighieri di Ravenna (RA)