All'Opera di Roma gli spettatori, dopo l'intenso Tristan und Isolde che ha inaugurato la stagione con grande successo e la intelligente teatralità del Rigoletto di Leo Muscato, all'ingresso in sala sono accolti dal sipario aperto su una enorme lavagna con sopra il titolo dell'opera e il sottotitolo “Così fan tutte o sia La scuola degli amanti”: da qui parte il regista Graham Vick ponendo il pubblico davanti a una classe dove l'attempato Don Alfonso insegna a due giovanissimi e turbolenti Guglielmo e Ferrando. Trovata iniziale che prendo lo spunto dal sottotitolo ma che poi si rivela la cosa più debole di uno spettacolo che invece funziona perfettamente e diverte, lasciandosi seguire in ogni momento proprio per l'adesione a libretto e musica in un'ambientazione contemporanea.
La scena fissa di Samal Blak è uno spazio triangolare bianco fortemente strombato verso il fondo che rende contemporaneamente il senso dell'astratto e del concreto; la parte bassa delle due pareti è uno zoccolo di plexiglas trasparente che consente di scrivere coi pennarelli parole e fiori. Pochi gli arredi: una lavagna dove si disegnano elementi funzionali al racconto (cuori con le iniziali, la barca che va, una finestra da chiudere), un'altalena, quattro sedie di plastica colorate, due banchi di scuola, due sacchi da usare come poltrone, una cascata di palloncini per il giardino. Gli abiti, sempre di Samal Blak, sono contemporanei, un oggi quotidiano e non particolarmente ricercato: fanno storcere il naso a molti seppure siano perfetti nelle intenzioni registiche. Qualche problema tecnico con le luci disegnate da Giuseppe Di Iorio non muta il risultato positivo sulla messa in scena.
Vick si concentra sui recitativi che i protagonisti espongono con chiarissima declamazione (sono tutti italiani tranne il tenore è argentino) ma soprattutto con straordinarie doti attoriali. Il successo dello spettacolo è tutto qui: una totale adesione al libretto messa in scena con grandissima cura nella gestualità, nelle espressioni, nei movimenti, una prova recitativa superba che approfondisce i caratteri dei protagonisti, i loro mutamenti nel corso della recita, le interazioni e i rapporti di forza tra di essi nel totale rispetto di parole e musica.
Speranza Scappucci ha gesto sicuro e si dimostra salda alla guida dell'orchestra, ma sceglie suoni non abbastanza leggeri e cristallini: mancano quell'energica speditezza tutta settecentesca e la trasparenza di una partitura modernissima. Comunque il rapporto tra buca e palco è equilibrato e i momenti affidati al fortepiano suonato dalla stessa Scappucci sono cesellati.
Francesca Dotto e Chiara Amarù sono giovani, spigliate e bene affiatate: la prima è una Fiordiligi temperamentosa e giusta in ogni momento, dall'ardita Come scoglio immoto resta con le sue rapide colorature alle morbidezze di Per pietà ben mio perdona; la seconda è una Dorabella volitiva che sottolinea la carnalità del desiderio con malizia e ironia. Juan Francisco Gatell e Vito Priante sono parimenti giovani, spigliati e bene affiatati: il primo è un Ferrando solido e incisivo nella zona acuta, sensibile e vibrante negli accenti non solo dell'Aura amorosa; il secondo è un Guglielmo energico e morbido che canta con padronanza e gusto musicale. Monica Bacelli presta la sua voce, dal riconoscibile colore scuro, a Despina (scelta fatta già da Solti e Harnoncourt, per citarne due), donna delle pulizie che conosce la vita e trae dall'esperienza un modo per andare avanti in modo costruttivo e concreto, con un pizzico di saggio scetticismo che la rende di straordinaria modernità; da rilevare la sua bravura in particolare nell'aria Una donna a quindici anni, cantata seduta sulla sedia con incredibile varietà di accenti e di espressività. Pietro Spagnoli è il veterano del gruppo e si sente: il ruolo è padroneggiato con estrema bravura, ogni parola è scolpita con cura massima all'interno di un fraseggio che cura ogni minuzia a vantaggio di una incredibile espressività; il suo colore di baritono è perfetto per le mezzevoci di Soave sia il vento e, in generale, il cantante trasmette un contegno di ideale adesione al ruolo. Il coro del teatro, invisibile in quanto canta dalla buca, è stato ben preparato da Roberto Gabbiani.