La compagnia MusellaMazzarelli ha già all’attivo alcune produzioni molto interessanti. L’ultima vista a Milano era stata, lo scorso anno, “figlidiunbruttidio”, un ritratto tragicomico della nostra società attraverso la messa in scena del casting per un reality show. Questa stagione in chiusura vede sul palco al Tieffe Menotti l’ultimo lavoro dei due attori, “Crack machine”, ispirato alle vicende di Jerome Kerviel, trader francese della Société Générale, attualmente accusato di essere il responsabile di una perdita pari a 4,9 miliardi di euro.
La vicenda si svolge in carcere. Geremia Cervello (alias Kerviel) viene messo senza troppe spiegazioni in prigione, accusato dai vertici della sua banca - in realtà perfettamente consapevoli delle manovre che egli stava mettendo in atto per gonfiare le loro tasche - di essere l’unico responsabile del buco finanziario in discussione. Emissario della banca è l’avvocato Alberto La Paola, inquietante e surreale personaggio che ricorda in qualche modo i caratteri pungenti di Sorrentino: tono di voce monocorde, atteggiamento intimidatorio, falso sorriso. Un avvoltoio pronto a saltare al collo della sua vittima, in cambio di promesse palesemente false su ciò che la banca potrebbe fare per lui (tirarlo fuori dalla prigione in un batter d'occhio!), se solo lui si dichiarasse unico responsabile e colpevole.
Nella falegnameria del carcere Geremia conosce Eros, giovane criminale con cui stringe un legame se non di amicizia, almeno di stima. Eros è finito dentro per omicidio, ma è un bravo ragazzo, disponibile, gentile, con una visione del mondo molto precisa. È ingenuo, per lui i criminali sono solo quelli con un mano un'arma, non coloro che spostano milioni di euro tra una banca e l'altra per speculare. È Eros ad aiutare indirettamente, nel giorno di visita al carcere del Papa, Geremia ad evadere e a permettergli così di raccontare a tutti le informazioni di cui dispone, che possono scagionarlo e riportare (almeno nelle intenzioni) un po' di equilibrio e di giustizia. È grazie ad Eros che Geremia scappa e, nell’ultima scena dello spettacolo, sentiamo dalla radio della falegnameria che le informazioni da lui rivelate stanno sconvolgendo il mondo della finanza. E immaginiamo che forse qualcosa, ogni tanto, con la forza della volontà e un po’ di coraggio, può cambiare. L’ultimo personaggio in scena è la guardia carceraria Italo Capone, spalla di Eros e suo contatto con il mondo circostante.
“Crack machine”, a differenza di “figlidiunbruttodio”, non riesce a mantenere costante il livello di attenzione ed interesse. La storia (o le sue declinazioni particolari) è già conosciuta e risentita troppo volte nell’ultimo periodo, e non viene elaborata in modo da renderla abbastanza complessa o nuova. I rapporti presentati tra i personaggi non scavano fino a dove dovrebbero per non essere considerati, esagerando un po’, banali.
Eros (interpretato da Lino Musella, molto convincente anche nel ruolo dell'avvocato La Parola) è l’unico personaggio che entra nel pubblico, che riesce davvero (per quanto il giovane criminale, in fondo bravo ragazzo, dal cuore d’oro, non sia esattamente un personaggio sconosciuto nella drammaturgia…) a toccare e far riflettere. Un po’ sottotono Paolo Mazzarelli, scoppiettante in “figlidiunbruttodio” e qui ridotto all’osso, a due personaggi (Geremia e Capone) che finiscono quasi a fare da sfondo a Eros.
Resta comunque immutata l’ammirazione per il lavoro di questa giovane compagnia e per la capacità che i due attori hanno di cambiare registro e panni, della loro straordinaria capacità di creare nel teatro il gioco, la finzione.