Non avevo mai visto Sergio Rubini in palcoscenico e trovo che abbia l’autentico dono istrionico di affascinare il pubblico con la semplicità dell’atteggiamento intimista e complice. Proietta sul pubblico l’impressione di trovarsi in un illusorio salotto di casa propria, ovviamente bellissimo, grande come il Teatro Manzoni e con una magnifica band jazz di sottofondo. L’eccellente sincronia fra musica e parole, una come a sostegno dell’altra, fondendosi entrambe in un gradevole e appassionante armonia, è forse anche merito dell’amicizia che lega il compositore e pianista Michele Fazio, pure lui nativo di Grumo, come il regista e attore Rubini, figlio di un uomo amico del padre di Sergio. Come dire, amici infragenerazionali. l’eccellente contrabbasso suonato da Marco Loddo e il batteria con altre percussioni accarezzate con energia e talento da Emanuele Smimmo hanno reso perfetta la serata.
Il sipario si è aperto sul trio, intento a suonare un eccellente swing e subito Sergio Rubino si è integrato, iniziando a recitare due splendide poesie di Pablo Neruda. Al termine, cambiando il tono e parlando con buon accento napoletano, ci troviamo ad ascoltare uno dei brani più divertente di Eduardo De Filippo su un povero diavolo che rubava ma era devoto a San Giuseppe e che, colpito durante una sparatoria durante un furto, si trova a pretendere l’ingresso in Paradiso per intercessione del suo santo di riferimento, che dovrebbe farlo entrare in Paradiso nonostante le malefatte. Esilarante e commovente. E’ quindi il turno di un paio di fulminanti poesie di Prévert, eroe dei ragazzi di tutti i tempi. Senza mai interrompere lo spettacolo con un intervallo, un pezzo musicale più lungo concede al protagonista il tempo di fare un giro fuori scena a scaricare la tensione.
Rubini propone quindi un pezzo classico, shakespeariano e usa, come accompagnamento musicale, la registrazione del 1° movimento della Sinfonia 2 di Rachmaninov, per il tipo di assonanza emotiva che l’attore ritrova fra quelle note e il testo di Shakespeare, quello in cui Otello incontra la moglie Desdemona e la uccide, convinto da Jago di essere stato tradito. L’effetto è cinematografico. Si continua con un lungo approfondimento verbale sulla vita di Puskin, il poeta russo che morì durante un duello nel 1837, stesso anno in cui scomparve il nostro Leopardi che, però, aveva un anno in più ma non la stessa fortuna sociale. Sergio Rubini possiede il dono dell'affabulazione che denota il grande monologhisti e ci sguazza in totale piacere. Un allegro poemetto di Leopardi chiude il cerchio dell’Ottocento.
E’ il momento di riavvicinarsi al Novecento e l’attore sceglie Edoardo Sanguineti e la lettura di un paio di sue opere che avrebbe voluto proporgli personalmente, dopo essersi preparato lungamente in toni e modi assai particolari. Purtroppo il poeta è scomparso prima che riuscisse a incontrarlo. Così, senza alcun placet ufficiale, il pubblico le ascolta e le accoglie con potenti applausi, in verità scaturiti talvolta a scena aperta, per quanto tutte le opere siano state ascoltate nel più assoluto silenzio. I toni forti di Sanguineti lasciano spazio al racconto di un poeta di Grumo, il paese vicino Bari che ha dato i natali ai due amici e artisti sul palco. Il compaesano si chiama Giacomo D’Angelo e l’opera scelta consiste nell’elenco dei soprannomi di tutti o quasi gli abitanti di Grumo, ovviamente pronunciati in perfetto dialetto pugliese con effetto esilarante.
Sorrisi sulle labbra di chi magari non capiva, risate squillanti da chi evidentemente ha compreso, gli spettatori si sono comunque sentiti partecipi di una serata straordinaria, di quelle che fanno uscire per strada e ci si sente contenti di esistere, con i versi magnifici dei nostri migliori poeti ancora risuonanti nella mente, accompagnati da note piacevoli. Una serata perfetta che prosegue in un tour intenzionato a portare questo show culturale a Crotone, Rende, Campobasso, al Teatro Traiano di Civitavecchia e in quelli della terra di Sergio Rubini e di Michele Fazio, la Puglia, nei teatri di San Vito dei Normanni, Polignano, Bari e Ostuni.