In una terra paludosa dell’Inghilterra un gruppo di monaci procede in processione cantando un salmo in latino, un traghetto è pronto per trasportare sull’altra sponda del Curlew River (Il fiume del chiurlo) un gruppo di pellegrini che ogni anno si radunano a pregare su una tomba di un ragazzo sconosciuto. Il Viaggiatore si avvicina e sale sul traghetto con gli altri, un rumore dalla strada introduce la Pazza che farfuglia cose incomprensibili suscitando l’ilarità dei pellegrini e la curiosità del Traghettatore che aspetta a salpare. La Pazza racconta allora la sua disgrazia: le è stato rapito l’unico figlio da uno sconosciuto e da allora viaggia alla disperata ricerca del suo bene. Il Traghettatore, dapprima riluttante, la fa salire con gli altri viaggiatori e le racconta che sull’altra sponda c’è la tomba di un ragazzo senza nome morto di stenti causati dalla crudeltà di un uomo cattivo, e da allora è venerato come un santo dagli abitanti della regione. La Pazza capisce che si tratta di suo figlio, piange e si dispera travolta dal dolore. La pietà verso una madre coinvolge tutti, che invitano la Pazza alla preghiera, quando, preceduto da una voce lontana, appare sulla tomba lo Spirito del Fanciullo che consola la mamma e le preannuncia il futuro incontro in Paradiso. La disperazione fa spazio ad una serena rassegnazione e la follia sparisce.
Benjamin Britten trasforma in una parabola cristiana il dramma del Teatro No del 1400 “Sumidagawa”, in cui il finale senza speranza viene addolcito dall’ideale cristiano della Redenzione . L’estetica scarna , i tempi lenti, la salmodia alternata al canto ed alla recitazione, l’organico essenziale, il cast esclusivamente maschile, l’atmosfera austera e cupa sono fedeli all’originale giapponese. Il linguaggio musicale è teatrale, poche note bastano a creare l’effetto drammatico, lo stile è quello delle opere da camera, suoni striduli, fugaci accenni melodici, riferimenti al gregoriano che portano ad un lirismo sublimato, ma efficace.
Grande prova di regìa di Mario Martone che sfrutta il contrasto tra la ricchezza dell’ambiente barocco e l’austerità dell’argomento, la scena si svolge nella navata centrale della Basilica dell’Ara Coeli, il pavimento è il fiume su cui scorre un traghetto surreale spinto dalle lunghe pertiche dei traghettatori, gli spostamenti dei protagonisti impongono agli spettatori una attenzione dinamica, l’ideale è quello di seguire la scena camminando insieme a loro, l’apparizione dello Spirito del Fanciullo da un sipario scarlatto che si apre sulla porta della chiesa suscita grande commozione, la Pazza spinge un carrello da supermarket che ci ricorda i tanti (troppi) dropout della nostra quotidianità, vero teatro epico.
I musicisti diretti da James Colton assecondano in modo straordinario l’evento, il coro guidato da Roberto Gabbiani ci immerge nel rituale, gli strumentisti sono puntuali ed efficaci. Tra i solisti , tutti adeguati al ruolo, va rilevata la grande prova di Benjamin Hulett nel ruolo della Pazza. Gli austeri costumi sono di Ursula Patzak, le luci di Pasquale Mari con grande realismo riproducono i colori del giorno e sottolineano l’atmosfera del dramma.