Prosa
DARLING (IPOTESI PER UN'ORESTEA)

Il sangue come metafora della condizione umana

Il sangue come metafora della condizione umana

Lo spunto di Darling, il nuovo spettacolo di Ricci/Forte arriva dall’Orestea di Eschilo. La trilogia tragica in cui Clitemnestra uccide Agamennone e Cassandra e subisce poi la vendetta del figlio Oreste, che la elimina insieme al nuovo compagno di lei, Egisto, diventa metafora della condizione umana.
Il sangue chiama sangue, in una società spazzata via da un immaginario tsunami, dove campeggia un container da alluminio che rappresenta l’unica possibilità (ormai negata) di rifugio e dal quale, parallelamente, i quattro performer (Anna Gualdo, Giuseppe Sartori, Piersten Leirom e Gabriel Da Costa) tentano una fuga disperata.
L’abito nero settecentesco che Anna Gualdo indossa all’inizio della performance diventa una sorta di simbolo della costrizione culturale e politica dei giorni nostri; la sostanziale differenza è che questo container non è più un rifugio – come lo era la casa per Eschilo – né l’essere umano ha più la possibilità di ripararsi all’ombra di uno Stato il cui assetto sociale non è più in grado di garantire rifugio e protezione alla naturale propensione alla violenza  e alla vendetta propria dell’essere umano.
A questo punto, non rimane che smontare il container pezzo per pezzo liberandosi dalle sovrastrutture, e soprattutto da quella tensione verso il divino, che alimenta le illusione umane e rende più faticoso il ritorno a una condizione primordiale di libertà individuale.

Nonostante la presenza di qualche monologo impegnativo, la nuova creazione di Ricci/Forte utilizza meno la parola e la componente di narrazione.  Anche il microfono – ulteriore cifra stilistica negli spettacoli dei due registi, che solitamente rivela l’immediatezza dei messaggi veicolati – questa volta è usato con parsimonia.
La scelta delle musiche, tra classico e contemporaneo, è sempre apprezzata e accompagna dignitosamente uno spettacolo in cui è davvero forte la sensazione di trovarsi in un cantiere, soprattutto per la fatica espressa dai corpi dei quattro performer nello smantellare (e talvolta ricomporre) il container.
 

Visto il 01-06-2015
al TPE Teatro Astra di Torino (TO)