Una consueta mattina in una triste e vuota Bottega del Caffè di Venezia i pochi avventori sembrano risvegliarsi e rallegrarsi di fronte alle sventure altrui che, tra meschini pettegolezzi e insensibili giudizi, stuzzicano il palato alla stregua di un delizioso ma ormai ordinario caffè. Comincia così lo spettacolo Das Kaffeehaus, di Fassbinder, per la regia di Veronica Cruciani che, intrecciando cinismo e ironia, richiama un tempo superficialmente lontano ma profondamente vicino al mondo attuale e alla mentalità moderna.
Nella tediosa Bottega del Caffè le esistenze volubili, ormai condannate dall'incessante sete di denaro, dal vizio del gioco e dal desiderio di sopraffazione verso il prossimo, sembrano sgretolarsi lentamente cedendo una sedia o un caffè al futuro malaugurato. Ricatti morali e materiali governati dal denaro, unico mezzo per comprare l'amicizia, l'amore e perfino il rispetto in una Venezia dove riecheggia sempre più forte il conteggio incessante degli “zecchini” che vengono tradotti dai protagonisti in dollari, sterline ed euro, quasi volessero sottolinearne il valore universale.
L'immobile e buia vita dei personaggi, costantemente in scena durante lo spettacolo, s'illumina al cospetto del potere, matura attraverso amori ossigenati dal denaro e si burla dell'esistenza altrui svelando passo dopo passo una labile apparenza alimentata da una viscosa ostentazione.
Nella Bottega i protagonisti ballano solo mascherati e in mondo scomposto, quasi liberatorio, come se volessero scrollarsi di dosso il peso dell'insostenibile apparenza per seguire nascosti nel buio le note di classici brani barocchi trasformati poi in un'assordante musica elettronica.
Le danzanti maschere di Venezia celano solo momentaneamente i volti dell'opportunismo, i subdoli inganni e i conclamati valori sacrificati a dispetto del denaro, lasciando lentamente spazio a una musica sempre più moderna che tradisce l'apparenza ritmando una crudele realtà vicina al mondo attuale. Perfino le donne, considerate “puritane” oppure umiliate dall'uomo di potere si liberano dalle loro usuali vesti e dai loro compagni ingannatori alla ricerca di un riscatto, di una mera vendetta o di un altro amore opportunistico.
Dinamismo, comicità e scetticismo si fondono perfettamente in questa cinica ma sensibile rappresentazione che grazie alle abilità artistiche della compagnia, della regia e dell'attore ospite, Graziano Piazza, entusiasma il pubblico fino alla fine. Uno spettacolo non eccessivamente sfarzoso, ma ironico, solletica le menti giocando intorno alla superficialità e all'egoismo umano per il quale alle volte non si finisce mai di pagare.