DI QUI A CINQUE ANNI

La stagione del Teatro dei Se…

La stagione del Teatro dei Se…
La stagione del Teatro dei Servi si conclude con uno spettacolo sui generis, completamente estraneo alla linea seguita tendenzialmente da questo teatro. Si tratta di un lavoro davvero strano, che alterna modernità e tecnologia al classicismo, momenti di poesia e romanticismo ad altri in cui il tema dell’amore (platonico, desiderato, idealizzato, non contraccambiato o tradito), è portato all’estremo fino a ritrarne una caricatura, quasi una presa in giro, con toni e trovate a dir poco originali, che sembrerebbero auto-ironici. Traendo ispirazione dal testo di Federico Garcia Lorca, si contrappongono i termini e i temi sognare/vivere, vissuti da uno dei protagonisti come collimanti, dall’altra come antagonisti. Colpiscono alcune frasi in particolare. Riportando quanto dice il protagonista riguardo la dattilografa: “Io vorrei amarla come vorrei avere sete davanti a las fuentes” a indicare l’impossibilità di comandare i propri sentimenti e costringerci a desiderare qualcosa o qualcuno proprio quando è a disposizione. E ancora, citando uno scambio di battute tra la dattilografa ed il vecchio: “Perché devo aspettare?” “Perché no? Aspettare è credere, è vivere” uno scambio semplice, che fa capire la visuale dell’autore riguardo l’attesa, il desiderio, il sogno come speranza che da vita. Molto belli alcuni brani cantati con calore, dolcezza e passione da una eclettica interprete quale Caterina Genta, grande attrice, ottima ballerina, dotata anche di una voce graffiante e melodiosa, straordinaria rivelazione… quanto mai sprecata per questo genere teatrale. I momenti di danza, invece, non seguono delle regole: stanno a simboleggiare i moti interiori dell’animo, sembrano interpretazioni corporee di un “vento forte” come quello della passione. La proiezione video dei burattini risulta piuttosto macabra e di difficile traduzione. I personaggi di questa “storia”, se così la si può definire, sono senza tempo e senza spazio e lo spettacolo, in generale, non segue una direzione unica: vuole far ridere con ironia? È rivolto ad un pubblico intellettuale? Si potrebbe inserire tra un genere sperimentale o tra i musical moderni? Non è chiaro ed è difficile per lo spettatore seguirlo senza rimanere disorientato e confuso. Roma, Teatro dei Servi, 3 Giugno 2008
Visto il
al De' Servi di Roma (RM)