Lirica
DIE ZAUBERFLOTE - IL FLAUTO MAGICO

Jesi (AN), teatro Pergolesi, …

Jesi (AN), teatro Pergolesi, …
Jesi (AN), teatro Pergolesi, “Die Zauberflöte” di Wolfgang Amadeus Mozart UNA FAVOLA LIETA E COLORATA Die Zauberflöte, che Wagner considerò una delle vette dell’arte musicale, contiene tutti i più importanti elementi stilistici e razionali della musica operistica settecentesca, fondendoli in un’unità drammatico-musicale carica di significati simbolici, che servirà da modello all’opera romantica tedesca, a cominciare da Carl Maria von Weber. Nel corso della stesura della partitura le ampie fonti del libretto, radunate saccheggiando fonti letterarie, vennero trasfigurate e, all’intreccio in origine abbastanza banale, giocato sull’alternanza di scene buffonesche e parti drammatiche e destinato ad essere messo in risalto da un allestimento ricco, portò fascino e vitalità il fatto che Mozart e Schikaneder lo modificassero ispirandosi ai rituali massonici: divenuta la vicenda un fiabesco rito di iniziazione, le peripezie dei protagonisti assunsero un inatteso significato. L’aggancio favolistico è elemento imprescindibile, come ci hanno confermato, se mai ce ne fosse stato bisogno, recenti messe in scena, dal Carlo Felice con l’impianto di Lele Luzzati al San Carlo con le proiezioni di William Kentridge al Regio di Parma con lo storico allestimento nudo di Stephen Medcalf. Qui Eugenio Monti Colla elimina ogni rimando a considerazioni politiche, sociali, massoniche, sottolineando appunto solo gli elementi fiabeschi. Ne deriva uno spettacolo piacevole e godibile, una favola lieta e colorata che incanta anche gli adulti, traducendo la definizione di “favola” del Devoto-Oli: “breve vicenda i cui protagonisti possono essere persone, animali o cose, il cui fine è far comprendere in modo facile e piano una verità morale”. Insomma un inno alla vita e all’amore: dopo le peripezie e la dissoluzione c’è una nuova nascita spirituale. Senza tralasciare i sorrisi e il tono popolaresco della messa in scena. L’allestimento, esaltato da costumi colorati e luci squillanti, è dentro una scatola di legno chiaro, pannelli di truciolato che scorrono, si alzano e si abbassano, creando i vari ambienti per mezzo di fondali e siparietti dipinti tipici del teatro barocco. Soprattutto macchine volanti ed animali che si muovono come marionette. I momenti drammatici sono presentati come necessari alla preparazione di un lieto fine che rende tollerabile ogni vicissitudine. Affiatato e complessivamente di buon livello il cast giovane: tutti a proprio agio nei ruoli, con misura ed equilibrio, a cominciare da Pamina (Sofia Soloviy), ma anche le tre dame-fatine (Petra van der Mieden, Anna Manasyants, Monica Wackerle), Papageno (Filippo Bettoschi) e Monostatos (Steven Cole). Tamino (Bernard Berchtold) sbianca nei toni alti, la regina (Ekaterina Lekhina) fatica nelle agilità. I tre fanciulli sono deboli ma deliziosi sulla loro altalena fra le nuvole che girano mediante manovelle. Con loro Michael Eder (Sarastro), Thomas Laske (oratore) e Caterina Di Tonno (Papagena). Meriti al direttore, Diego Fasolis che conduce l’Orchestra da camera europea con tempi leggermente larghi ma che consentono al suono di dispiegarsi rotondo e nitidissimo, cesellato negli archi e nei fiati, vivace e colorato, in linea perfetta con la regia. Le dimensioni del teatro esaltano la versione cameristica dell'orchestra. Ben preparato il coro della radio svizzera. Teatro tutto esaurito, pubblico divertito e conquistato dello spettacolo. Molti e meritati applausi. Il flauto magico ha aperto la stagione lirica di tradizione 2008 dedicata a Leyla Gencer, che ha in cartellone Tosca (23/24/25/26 ottobre) e Il viaggio a Reims (21/22/23 novembre), oltre due concerti. Dopo Jesi questo Flauto magico, coprodotto con Treviso, sarà in scena al teatro dell’Aquila di Fermo sabato 11 ottobre (ore 21) e domenica 12 ottobre (ore 17). Visto a Jesi (AN), teatro Pergolesi, il 04 ottobre 2008 FRANCESCO RAPACCIONI
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