Le note dell’Inno nazionale e il discorso del Sindaco di Rovigo hanno aperto ufficialmente la 201ª stagione lirica del Teatro Sociale. In cartellone Die Zauberflöte di Mozart in un allestimento innovativo e contemporaneo di Federico Bertolani che rilegge la favola massonica come un racconto onirico metropolitano ambientato a New York: i tre mostri da cui Tamino scappa non sono altro che tre gangster con un enorme serpente tatuato nel corpo e da questa vicenda ha inizio il sogno del protagonista, che rivive in esso le vicende fantastiche del suo incontro con la Regina della Notte (una star hollywoodiana), con Papageno (un punk in tuta di latex), Monostatos (un poliziotto agguerrito), Sarastro (un potente personaggio politico, forse un presidente USA?) e le tre dame (tre allegre prostitute di un marciapiede di questa metropoli). La vicenda vola veloce e non risulta pesante, le idee registiche ci sono e sono ben sviluppate in un allestimento in cui si respira un aria nuova. Scenografo, regista e costumista realizzano qualcosa di diverso dal già visto, pur non travisando la vicenda e non sovrapponendosi alla musica.
La felice mano del giovane direttore Giuliano Betta è incisiva ma non brilla l’esecuzione dell’Orchestra di Padova e del Veneto che in alcuni punti fatica a sottostare alla guida di Betta e rende pesante l’esecuzione.
Valida la compagnia di canto che, tra l’altro, ha sfoggiato un perfetto tedesco. Molto brava Ekaterina Sadovnikova nei panni di Pamina, in cui mostra di sapersi difendere nel fraseggio e di ben immedesimarsi nel ruolo: con voce curata e matura è riuscita a dare forza e virilità al personaggio. Fabrizio Paesano è un degno Tamino, preciso e sicuro, la sua voce è fresca e morbida, dimostrando anche molta scioltezza in scena. Sofia Mchedlishvili disegna molto bene il personaggio della Regina della Notte, sia vocalmente che scenicamente. Dario Giorgelè ha dato vita a uno spiritoso Papageno, buono il timbro ma la padronanza scenica, non sempre impeccabile, riesce a coinvolgere nel buffo personaggio di un uccellatore trasformato in un barbone punk. Abramo Rosalen è un Sarastro dalla voce scura e dalla facile emissione, autorevole e imponente, pienamente nel ruolo. Molto convincenti le tre dame, Alice Chinaglia, Cecilia Bagatin e Alice Marini. Esuberante e irresistibile la Papagena di Teona Dvali. Riesce a essere pienamente nella parte del rozzo e violento Monostatos Patrizio Saudelli. Completano il cast: Elena Roversi (Primo genietto), Giulia Moretto (Secondo genietto), Elena Fontolan (Terzo genietto), Luca Favaron (Primo armigero/Secondo sacerdote), Carlo Agostini (Secondo armigero/ Primo sacerdote) e Paolo Battaglia (L’oratore degli iniziati). Non sempre all’altezza il Coro Lirico Veneto prepaparato da Sergio Balestracci.