In coproduzione Fies Factory One avendo residenza artistica a alla Centrale di Fies, la Compagnia del Teatro Sotterraneo si era già distinta nella precedente edizione del Festiva Drodesera, con sua creazione collettiva: “Dies irae_5 episodi intorno alla fine della specie (Parte I) ”, replicata anche quest'anno a cui si è aggiunta anche “L'origine della specie”. Va detto subito che i loro spettacoli sono tra i più belli visti in questa edizione 2010 dal titolo “Vivere trent'anni”. Colpisce ancora una volta il rigore e la “pulizia” di una messa in scena che si avvale di elementi scenici essenziali all'apparenza, ma capaci di trasformarsi nel corso dell'azione drammaturgica, in codici di lettura dove si svela, costruisce e si destruttura tutto, come se il corso degli eventi non possa avere una sua consequenzialità coerente. In realtà accade un'inversione/ribaltamento (e questo è uno degli elementi di forza) dei piani di realtà, in cui emerge la straordinaria capacità di rileggere, spesso in chiave simbolica, di ogni accadimento naturale e umano. Daniele Villa che firma il testo drammaturgico, opta per una costruzione scenica in cui l'esordio è dirompente come nel primo quadro, dove il bianco asettico della scena e dei costumi, così verosimili alle tute indossate dagli investigatori scientifici della polizia o dei fin troppo pubblicizzati Ris (vedi le varie fiction televisive spinte fino all'assurdo), è inondato da fiotti di sangue – vernice (utilizzata come mezzo scenico in ripetizione seriale), spargimento ossessivo e grottesco causato da una serie maniacale di atti lesivi pseudo -mortali, talmente improbabili da divenire sequenze esileranti e fumettistiche. Parlano di morte come un'azione ritualistica e esorcizzante. Il riferimento a certi format televisivi propinati a livelli tali da condurci all'assuefazione da overdose. Una serialità di gesti trash, in realtà voluti per creare un'iniziale spaesamento tra il pubblico. In successione l'azione si trasforma in sottile ironia sdrammatizzante – ma è qui che emerge la finalità ultima dell'autore/interpreti ( una delle tante chiavi di lettura proposte), che è quella di infondere il dubbio, l'interrogativo, la caduta delle certezze assolute. La violenza a cui assistiamo quotidianamente a cui ci siamo abituati, qui si rivolge a noi e ci punta il dito. Non ci si può sottrarre da un esame di coscienza collettivo. La crudeltà, il minimalismo, un certo cinismo gratuito, ti fa sentire spogliato delle proprie fragili sicurezze. L'effetto complessivo è straniante e la comicità svanisce per far posto ad un sentimento di angoscia esistenziale. Si passa poi ad un improbabile quiz radiofonico quanto cinicamente brutale. Il coinvolgimento del pubblico assume una connotazione ancor più improbabile per toccare tematiche inversamente reali e tragiche. Vedi la follia di Hitler e l'interrogativo: “Cosa sarebbe successo se il dittatore fosse morto da bambino?”. Si materializza la possibilità di sparare o lasciare in vita il bambino nella carrozzella su cui campeggia sinistra il nome Hitler. Uno dei momenti più riusciti della sintesi drammaturgica di questo lavoro. Imperdibile la sequenza in cui vengono bandite all'asta le meraviglie del mondo, passate e presenti, ridotte in cenere per mancanza di estimatori decisi all'acquisto. Passano i minuti scanditi da un display dove i numeri in rosso stanno indicare l'avvicinarsi della fine. E la cenere versata sul palcoscenico sta dirti che in fin dei conti l'uomo è destinato a quella fine. Buio totale e i bravissimi attori – performers, Sara Bonaventura, Iacopo Braca, Matteo Cecarelli, Claudio Cirri, riappaiono travestiti da vecchi claudicanti intenti a versare sale. Finale simbolico dove il Teatro Sotterraneo sta a dirci che difficilmente le loro – nostre ferite, difficilmente potranno rimarginare. Come dire la Storia non si può dimenticare. Uno spettacolo tradotto esemplarmente dall'autore che consente – tramite i bravissimi protagonisti – un'appropriazione personale a tutti coloro vogliano sondare la propria anima e lasciarsi condurre verso un viaggio interiore immaginifico.
Prosa
DIES IRAE - 5 EPISODI INTORNO ALLA FINE DELLA SPECIE
Conto alla rovescia in attesa della fine di tutto
Visto il
al
Comunale (Teatro Studio)
di Bolzano
(BZ)