Dio arriverà all’alba è un lavoro delicato, emozionante perché, oltre ad essere un omaggio ad Alda Merini, rivela al pubblico un messaggio profondo, con semplicità e ironia.
Dio arriverà all’alba di Antonio Nobili – giovane drammaturgo, regista e direttore dell’Accademia di recitazione TeatroSenzaTempo – omaggia la poetessa Alda Merini scomparsa dieci anni fa, con uno spettacolo che racconta la fase matura della sua vita, trascorsa sui Navigli milanesi.
Interpretazione dissacrante e profonda
Antonella Petrone è Alda Merini, la sua interpretazione è viscerale, realistica ed emozionante, sia nella sua fisicità in scena sia nella recitazione con toni ironici e dissacranti, alternati a profonde considerazioni sulla vita, l’amore e la poesia.
Lo spettacolo si articola in due storie d’amore, quella di Anna e Arnaldo e quella di Alda e Paolo, il giovane ricercatore che dovrebbe curare un lavoro di lettura critica delle sue poesie.
I vari personaggi – Arnoldo Mondadori (Davide Fasano), Anna (Virginia Menedez), Paolo (Valerio Villa), il Dott. Gandini (Armando Puccio) e la bambina (Sharon Orlandini) –consentono alla protagonista di mostrare le sfaccettature della sua personalità: altruista, burbera, sofferente per la separazione dalle figlie, dolce e innamorata della vita e della poesia.
La scenografia ricrea in una stanza il suo piccolo mondo: tavoli, sedie, poltrona, televisore e due elementi che si intersecano tra loro: la parete con scritte e disegni e uno specchio al centro, simbolo di quanto afferma lei stessa: guardarsi e non trovarsi.
L’invisibile fecondità delle cose
E le parole? Da dove vengono le sue parole poetiche, le chiede Anna mentre scrive sotto dettatura la poesia Spazio, e la poetessa dei Navigli con vena ironica le risponde che trova ispirazione dalle sigarette! Poi si corregge e inizia a raccontare che “ogni cosa visibile contiene un’invisibile fecondità”.
Il focus dello spettacolo, oltre a mettere in scena un’emozionante Alda Merini, è la ricerca della poesia nel reale e nell’amore. La vita stessa – nonostante il dolore anche del manicomio – è poesia, basta solo guardare le cose con passione, liberandosi dalle formalità o dalla paura di affrontare le proprie inquietudini, come l’anima bambina che a intervalli appare in scena.
Dio arriverà all’alba è un lavoro delicato, emozionante perché, oltre ad essere un omaggio ad Alda Merini, rivela al pubblico un messaggio profondo, con semplicità e ironia: cogliere la poesia nell’amore quotidiano della vita.