Prosa
DIPLOMAZIA

Bruni e De Capitani sfoderano in scena le armi della Diplomazia

Diplomazia
Diplomazia © Laila Pozzo

Diplomazia, testo del drammaturgo francese Ciril Gely si svolge  interamente nella notte tra il 24 e il 25 agosto 1944, durante l’occupazione nazista di Parigi: una notte afosa e opprimente, con l’alba che sembra non arrivare mai.

Il generale Dietrich von Choltitz, governatore militare di Parigi, ha ricevuto da Hitler l’ordine perentorio di radere al suolo la città, subendo il tremendo ricatto della Sippenhaft, una legge emanata dal Führer per garantirsi la cieca obbedienza dei suoi sottoposti: Elio De Capitani restituisce al pubblico il ritratto di un uomo angosciato dal pensiero di salvare la sua famiglia e  i suoi soldati, sebbene consapevole del sacrificio di milioni di vite umane.

Un confronto senza esclusione di colpi

A offrirgli una scelta, proprio quando sta per eseguire l’ordine, nella sua stanza dell’Hotel Meurice di Parigi si intrufola inaspettatamente il console svedese Raoul Nordling, un elegante diplomatico straniero che conosce bene la città francese e i suoi segreti, perché ci è nato. 

Comincia così un confronto dialettico senza esclusione di colpi, la cui percepibile tensione – alleggerita dalla sagace ironia di Ferdinando Bruni – lascia gradualmente spazio alla complicità e a una diversa prospettiva del mondo (la cui bellezza si può cogliere anche solo guardando l’orizzonte da una finestra).

Una pagina di Storia raccontata a teatro

Ferdinando Bruni e Elio De Capitani offrono due prove d’attore magistrali e coinvolgenti e il testo di Ciril Gely si rivela un racconto epico ed emozionante di una pagina poco conosciuta della storia (e della società) del Novecento, che affronta grandi temi, sempre attuali, quali libertà, sacrificio e responsabilità individuali.

La regia, accurata e puntuale, dello stesso De Capitani, insieme con Francesco Frongia, valorizza le interpretazioni non solo dei due personaggi principali, ma di tutto il cast, che vede in scena anche Michele Radice, Alessandro Savarese e Simon Waldvogel.

L’applauso finale e liberatorio del pubblico alla caduta delle insegne naziste che si stagliavano maestose sull'avvolgente scenografia dello spettacolo (che prelude alla consegna della città alle forze alleate) è la definitiva conferma dell’esito di un debutto molto atteso.

Visto il 18-10-2020