Dopo aver assistito al debutto del musical “Diva” al Teatro della Luna di Milano affiorano le perplessità e parecchi sono i “punti oscuri”.
Lo spettacolo – realizzato per la maggior parte utilizzando brani già esistenti, ma anche con canzoni inedite firmate da Vincenzo Incenzo - si apre con uno straordinario company number di presentazione sulle note di Can’t Take My Eyes Off of you. E sembra si proceda nella giusta direzione, per tutto il primo, strizzando molto l’occhio a Priscilla, e perfino un po’ anche a Grease.
Nel secondo atto le cose “peggiorano”, poiché tutto quello che, a livello drammaturgico, aveva fino a quel momento suscitato perplessità (una cosa su tutte: l’ambientazione assolutamente non chiara! I personaggi hanno quasi tutti nomi anglo-americani, ma già nel primo tempo uno dei protagonisti dichiara di possedere un background calabrese, n.d.r.), nel secondo atto viene spiegato mettendo ancor più in evidenza quelle che già si erano palesate non trascurabili lacune drammaturgiche.
Le briose coreografie di Stefano Bontempi vengono eseguite con assoluta dedizione e convincimento da un ensemble di sette ballerini (di cui purtroppo non è dato sapere i nomi, n.d.r.), ma ogni tanto appaiono “slegate” dal contesto interpretativo del brano cui si riferiscono, vanificando il significato di alcuni movimenti.
A un disegno luci abbastanza “invasivo”, si contrappone la scenografia, essenziale ma significativa, di Matteo Soltanto, che sembra voler racchiudere i nostri protagonisti in un tempio dell’amore e della musica.
La regina del Diva è dunque una convincente Lorenza Mario, una sorta di “madre coraggio” che lotta con tutte le sue forze per difendere l’amore nei confronti di sua figlia Alice (la piccola Margherita Rebeggiani, autentica rivelazione dello spettacolo, n.d.r.) e le sorti di tutti coloro che lei considera parte di una famiglia, colpiti da un destino avverso.
Accanto a lei, vero motore comico dello spettacolo, Max Cavallari (Fichi d’India), nei panni di un fidato amico omosessuale molto “sui generis”.
Francesco Capodacqua, nei panni del giovane Alessio, colpito a prima vista dall’atmosfera che si respira al Diva, sfodera una presenza scenica autentica, che lascia il segno. Meno convincenti, però, le sue doti interpretative, nonostante le intenzioni del personaggio non vengano a mancare. Nel canto non lo aiutano le atmosfere di canzoni originali che ricordano molto uno stile alla Gigi D’Alessio…
Uno spettacolo apprezzabile, perché comunque siamo in tempi in cui c’è bisogno di una certa originalità tutta italiana nel teatro musicale. Questo il merito di Renato Giordano, regista e “anima” del progetto, sul quale però – come già detto - rimangono, a livello drammaturgico, molte perplessità.
DIVA - L'AMORE VA IN SCENA
L'amore va in scena al Diva… ma non convince
Visto il
26-02-2015
al
Repower
di Assago
(MI)
DIVA - L'amore va in scena